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Donne al potere e corruzione, gli studi sul campo

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E’ luogo comune pensare che più donne siedano ai posti di potere, più forza acquisti la battaglia contro la corruzione. Le donne, si dice, sono meno propense a prendere tangenti e tendono a mettere il bene pubblico prima del guadagno personale.

Donne e corruzione, una connessione complessa

La convinzione che le donne siano il “gentil sesso”, è considerata ormai da molti semplicistica e anche sessista, eppure un crescente numero di ricerche, sostengono che l’ascesa delle donne al potere potrebbe effettivamente migliorare lo stato generale della corruzione.

Uno sguardo più profondo sull’argomento dimostra che la connessione tra “genere” e “corruzione” è più complessa di quanto si pensi.

Non è che le donne siano più pure degli uomini oppure siano immuni alle tentazioni dettate dall’ avidità. Piuttosto hanno maggiori probabilità di salire ai posti chiave di potere in tutti quei sistemi politici aperti e democratici, generalmente più intolleranti verso la corruzione, l’abuso di potere e l’appropriazione di denaro pubblico,

Gli studi sul campo

Melanne Verveer, ambasciatore degli Stati Uniti  per le Problematiche Globali delle Donne, sostiene però che “Avere più donne in politica non necessariamente equivale ad aver risolto ogni problema.”

“Si tratta invece di tentare di modificare lo squilibrio tra i generi (maschile \ femminile) e attraverso il lavoro di ricerca si è potuto iniziare ad affrontare questa tematica.”

Il semplice fatto di essere donna non può essere una causa diretta, ma molte testimonianze sembrerebbero a sostegno della tesi che “avere più donne negli uffici pubblici corrisponda ad una migliore aministrazione pubblica e quindi ad una caduta della corruzione.

In un sondaggio parallelo, l’opinione pubblica ha mostrato approvazione per il lavoro svolto dagli agenti del traffico di sesso femminile, superando l’86% di consensi.  Il 95 per cento degli intervistati ritiene che la presenza delle donne nel corpo abbia effettivamente ridotto la corruzione e il 67 %, che le donne siano comunque meno corrotte.

Un rapporto della Banca Mondiale ha rilevato che la media delle tangenti pagate nei villaggi indiani con a capo una donna,  sono stati 2-3 punti percentuali in meno rispetto a quelle guidate da uomini. I ricercatori sostengono che, quando sono solo gli uomini al controllo di tutte le leve del potere, è più probabile che i soldi pubblici finiscano in mazzette nell’edilizia o nei progetti di costruzione stradale piuttosto che in scuole o cliniche.

“C’è una relazione diretta tra il livello di democrazia, la presenza delle donne nella leadership e la qualità della governance”, ha detto Afkhami.

“Non hanno fatto parte del vecchio potere e sono quindi meno disposte a dare per scontato che questo sia l’unico modo in cui si svolgono  le cose”.

Afkhami è ora presidente di un centro di formazione e di sostegno per le donne leader, con sede in Maryland. Durante la sua permanenza in Iran, ha spinto le donne a lottare per la parità dei diritti al divorzio, per il supporto e per il congedo di maternità e per l’occupazione..

Arauz, presidente di una cooperativa e donna addestrata a far valere i suoi diritti, ha presentato denuncia alla polizia per la tangente sessuale con tanta convinzione che  Il Consiglio ha espulso l’uomo dal corpo e ha tenuto una riunione speciale per migliorare i servizi per le donne, tra cui la nomina di Arauz in qualità di coordinatore delle donne.

Tutti questi esempi rafforzano la tesi secondo la quale per ogni aumento di punto standard nell’acquisizione di donne negli uffici pubblici sopra 10,9 per cento, la corruzione è diminuita del 10 per cento, tesi avvalorata da uno studio effettuato nel 1999 dalla Banca Mondiale.

Un’analisi non così semplice

Sri Mulyani Indrawati,  prima donna indonesiana ministro delle finanze, pur essendosi guadagnata una reputazione come “riformatore difficile”, concorda sul fatto che avere più donne nel governo può avere un impatto importante in particolare su come le risorse vengono distribuite.

Le donne pensano innanzi tutto al benessere dei bambini e poi se c’è cibo a sufficienza per sfamare la famiglia, mentre gli uomini sono molto meno essere sensibili alle esigenze del pubblico e guardano solo i propri interessi. “Pensano solo a stare bene loro e non prendono mai in considerazione altri punti di vista”.

Secondo l’Unione Interparlamentare , oggi le donne raggiungono il record di presenza del 20,2 per cento dei seggi nelle assemblee legislative nazionali, più del doppio che nel 1987. Il Ruanda per esempio assegna la metà dei suoi seggi parlamentari alle donne.

Nonostante questi progressi, la corruzione non è affatto in ritirata

Un sondaggio Gallup effettuato in 140 paesi nel maggio di quest’anno, ha scoperto che i due terzi degli adulti in tutto il mondo crede che la corruzione sia molto diffusa nel mondo degli affari e in tutti i  paesi. La Banca mondiale ha altresì dimostrato che il numero di paesi che hanno migliorato i loro punteggi di corruzione è più o meno lo stesso di quelli che lo hanno peggiorato.

Helen Clark,  nove anni come primo ministro della Nuova Zelanda, ha detto che non vi è alcuna prova specifica che ledonne siano meno corrotte rispetto agli uomini e che invece l’integrità può essere considerata una funzione di opportunità ed un modo che la società sceglie di mettere in campo, piuttosto che un problema di “genere”.

“Vi è una crescente presa di coscienza  di come la corruzione sie presente in settori specifici della politica e della socirtà, a cui le donne di solito non hanno accesso” – ha detto Clark, prima donna a guidare Il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite.

“Gentil sesso o mito della purezza?”

Un nuovo studio dal titolo “gentil sesso o mito della purezza?” effettuato dai ricercatori della Rice University e Emory University, sostiene l’idea che le strutture istituzionali più democratiche portano vantaggi politici anche alle donne.

La relazione ha rilevato che nei regimi autocratici con forti gerarchie maschili, “le donne al potere” hanno avuto poco impatto sulla corruzione, ma che nei sistemi politici democratici il cambiamento è stato invece notevole.

I ricercatori hanno ipotizzato che la differenza può essere dovuta in parte al fatto che le donne sono meno inclini a correre rischi. Essi citano due diversi studi comportamentali del 2003 e del 2008, i quali mostrano che le donne sono altrettanto inclini a prendere bustarelle, ma sono più caute se vi è una buona probabilità di essere catturate.

In regimi autocratici dove la corruzione è la norma all’interno della gerarchia maschile, le donne sono meno propense a parlare, per paura di perdere il posto di lavoro.

Il contrario avviene nei governi aperti e democratici. Il rischio di essere scoperti è più alto quando il sistema giuridico funziona, e  quando gli elettori sono più propensi a punire la corruzione alle urne. Questo spiega perché la corruzione in una cultura patriarcale come l’India rimane così pervasiva nonostante una maggiore partecipazione politica delle donne, mentre nei paesi nordici più aperti e trasparenti, è decisamente più bassa.

Uno studio delle Nazioni Unite ha preso in esame circa 3.000 donne elette, notando che l’ambiente sociale e culturale in cui esse vivono ha un ruolo molto importante. Dove le donne sono vittime di bassi livelli di alfabetizzazione, scarsa formazione, un onere esagerato di lavori domestici e sono economicamente e socialmente dipendenti da padri e mariti, le posizioni pubbliche delle donne hanno meno impatto sulla corruzione e la governance.

Lavina Banduah, direttore esecutivo della filiale Sierra Leone di Transparency International, ha fatto un paragone tra il suo paese e il resto del mondo, sottolineando che il suo paese che si colloca in alto per corruzione e in basso per la responsabilità sugli indicatori di governance.

“Qui sono le donne ad imbrogliare altre donne“, ha detto Banduah. “Nel mercato sono loro che utilizzano mezzi dubbi di amministrazione”.

 

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