Nella notte del 31 agosto 1997 perde la vita in un incidente stradale a Parigi la trentaseienne principessa del Galles Diana Spencer, moglie divorziata del principe Carlo d’Inghilterra. Insieme a lei muoiono anche il suo compagno, il miliardario egiziano Dodi Al Fayed, e l’autista Henri Paul, mentre rimane gravemente ferita la guardia del corpo Trevor Rees-Jones.
Uno schianto contro il pilone
L’auto sulla quale viaggiava la principessa si è schiantata a velocità elevata contro un pilone del tunnel dell’Alma, nel centro cittadino. Al Fayed ed Henri Paul muoiono sul colpo, mentre Diana spira alle quattro del mattino all’ospedale Pitié Salpetrière. Al termine della cerimonia funebre officiata dall’arcivescovo di Canterbury, che si svolge in forma solenne nell’abbazia di Westminster, il cantante e compositore Elton John esegue il suo vecchio brano Candle in the wind, originariamente dedicato a Marilyn Monroe. Sono moltissime le tesi e le speculazioni intorno alla possibilità che la tragica sequenza di eventi di quella notte sia conseguenza di un vasto complotto che avrebbe come mandante la famiglia reale inglese e come esecutore i servizi segreti britannici, l’MI6.
I sospetti
I dubbi rispetto alla notte dell’incidente sono molti e tutti irrisolti. L’autopsia svolta sull’autista Henri Paul rivelò che il suo tasso alcolico era di sei volte superiore alla soglia consentita con, inoltre, il 20% di monossido di carbonio nel sangue: quantità tale da stendere anche un cavallo. Henri, al servizio della famiglia Fayed da oltre dieci anni, era un pilota esperto e solo tre giorni prima dello schianto nella galleria di Parigi aveva passato con successo tutti gli esami annuali medici e psicologici che includevano anche test per eventuali problemi con droghe e alcol, compresi esami del sangue e test del fegato. L’uomo aveva svolto anche corsi specialistici presso la casa automobilistica Mercedes che includevano, oltre alla perfetta guida dei mezzi, anche tecniche anti rapimento e di evasione: risulta quindi davvero poco credibile che un professionista più che certificato, pilota anche di aerei e al servizio della famiglia da una decade, si sia messo alla guida con un tale livello di alcol nel sangue o abbia perso il controllo del mezzo.