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Depurazione delle acque, con quali strumenti avviene?

Depurazione delle acque

La tutela dell’ambiente passa inevitabilmente per la pulizia dell’acqua, una risorsa vitale sul nostro pianeta ed in quanto tale da tutelare al massimo. Attraverso l’uso di pompe specifiche si possono efficientare impianti di neutralizzazione ed impianti di depurazione acque. Meritano un’attenzione particolare anche le falde acquifere, da cui si attinge l’acqua utilizzata nelle nostre acque.

Le pompe per aspirazione acqua servono per correggere il ph ed aspirare fanghi che contaminano l’acqua e l’ambiente. Nei successivi paragrafi analizziamo nello specifico cos’è la depurazione delle acque reflue, cosa dice la normativa, quali sono i vari passaggi degli impianti di depurazione e come procedere al trattamento dei fanghi.

Cosa si intende per depurazione delle acque reflue?

La depurazione delle acque reflue ha iniziato a diffondersi in Italia alla fine del secolo scorso. Si configura come un’operazione finalizzata a trasformare l’acqua sporca, proveniente da scarichi industriali e civili, in acqua pulita per poter essere scaricata nelle pubbliche fognature, nei fiumi, nei mari e nei laghi senza apportare alcun danno significativo all’ambiente. In alcuni casi le acque depurate vengono riutilizzate per scopi irrigui o tecnologici.

Cosa dice la normativa in Italia?

In Italia la questione della depurazione delle acque di rifiuto è stata affrontata con attenzione a partire dagli anni ’70, quando era regolamentata dalla Legge n. 319 del 1976, conosciuta anche come legge Merli. Tale normativa indicava le concentrazioni limite per alcuni parametri con l’obiettivo di determinate le caratteristiche specifiche di un’acqua di scarico.

La norma a cui fare riferimento oggi è il D. Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, supportato da altre disposizioni regionali che tengono conto delle particolarità e delle specificità di ogni singolo territorio. Vengono ad esempio stabilite delle regole e delle condizioni impiantistiche per i depuratori che scaricano a mare in base alla lunghezza ed alla profondità della condotta, per tutelare e garantire la balneabilità dell’acqua. Se l’acqua viene scaricata in un lago o un torrente, le condizioni e le disposizioni sono ovviamente diverse.

Come funziona un impianto di depurazione?

Le acque reflue vengono inizialmente raccolte dalle reti fognarie e successivamente convogliate tramite collettori all’impianto di depurazione. In questa fase si fa spesso ricorso al sollevamento dei liquami convogliati dal collettore per inviarli alle fasi successive del trattamento.

La prima operazione è la grigliatura, finalizzata ad eliminare il materiale grossolano che può essersi depositato nell’acqua e che rischia di intasare le tubazioni, come sassi, carta, pezzi di legno, plastica e altro.

La dissabbiatura e la disoleatura servono rispettivamente a separare le sabbia per sedimentazione naturale e favorire la separazione e la risalita degli oli e dei grassi in superficie attraverso  l’insufflazione di aria.

Nella vasca di sedimentazione primaria si verifica la separazione per gravità dei solidi sedimentabili. I fanghi accumulati sul fondo della vasca vengono sospinti e prelevati per essere inviati ai successivi trattamenti. Qui si concludono i trattamenti meccanici, che hanno garantito l’asportazione di circa 1/3 del carico organico.

Nella vasca a fanghi attivi si eliminano le sostanze disciolte ed i solidi sospesi. In questa fase si sfrutta l’azione metabolica dei microrganismi, che grazie alle sostanze organiche ed all’ossigeno riescono a riprodursi. Si formano così vere colonie di batteri che sono facilmente eliminabili nella successiva fase di sedimentazione. Il processo viene completato dall’insufflazione di aria che fornisce una sufficiente presenza di ossigeno per assorbire le sostanze.

Il successivo step prevede la sedimentazione nella vasca di sedimentazione finale per separare i fiocchi di fango dalla miscela aerata. Tramite un ponte raschiatore si raccoglie il fango sedimentato: una parte (il fango attivo) viene fatta circolare nella vasca di aerazione ed un’altra (il fango in esubero) viene inviata al trattamento successivo. L’acqua ottenuta può essere considerata pulita e quindi viene rilasciata al corso d’acqua superficiale.

Come funziona il trattamento dei fanghi?

L’aspirazione del fango è un processo molto importante e delicato, perciò si utilizzano dispositivi appositi per ottimizzare ulteriormente la depurazione delle acqua. Sul mercato sono disponibili diverse pompe per fanghi da scegliere in base alle proprie esigenze.

Dopo la sedimentazione primaria e secondaria i fanghi vengono pompati nel preispessitore, dove si aumenta la concentrazione dei solidi e si riduce il volume del fango. Successivamente il fango viene inviato al digestore, dove resta per circa 20 giorni in un ambiente anossico ad una temperatura di 35°.

Anche in questo caso entrano in gioco i batteri che riducono la sostanza organica trasformandola, in parte, in sostanze inorganiche. Si produce così un gas ad alto contenuto di metano che viene custodito nel gasometro ed usato come fonte energetica per produrre energia elettrica e di riscaldamento. Il fango, ormai quasi privi di odori, viene pompato nel post-ispessitore per ridurre ancora di più l’umidità.

Infine con il processo di disidratazione meccanica, tramite centrifuga o nastropressa, il volume del fango viene ridotto fino a 6 volte. Il risultato finale è un fango disidratato con una consistenza semisolida che può essere riutilizzato come compostaggio ed in agricoltura, oppure sversato tranquillamente nella discarica.

 

 

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