“Sempre insieme e sempre contro” potrebbe essere l’estrema sintesi de La Gabbia (Leone editore, 2013) di Davide Cavazza. Scopriamone di più.
Davide Cavazza, scrittore e attivista
La Gabbia di Davide Cavazza, la storia
Potrebbe essere messa così: la storia di quattro amici che si conoscono ai tempi dell’Università e che fanno dell’impegno sociale la loro missione di vita. Mettono su un’associazione la Dead or Alive per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla pena di morte e attirano l’attenzione del mondo politico grazie alla loro intraprendenza. Hanno dei progetti, tutta una serie di ideali. Loro quattro così diversi eppure uguali, “sempre insieme e sempre contro”. Ma qualcosa si rompe nel loro legame e le strade dei quattro ragazzi si dividono. Li ritroviamo a distanza di molti anni da quella vicenda: Tommaso Francese, aspirante Premier alle prese con una campagna elettorale; Stefano Ragno, consulente aziendale della prestigiosa Mind Hunting; Gabriele Torre, detto “Il Sarto”, brillante giornalista che ha perso l’uso della voce anni prima; Chiara Levi, ricercatrice universitaria espatriata, forse per dimenticare un certo passato. Ma le loro strade tornano a incrociarsi in un momento cruciale per il Paese quando tutto sembra già deciso. E la loro missione, ancora una volta, sembra quella di sollecitare il risveglio dell’opinione pubblica proprio nel momento in cui il nodo che li ha divisi verrà sciolto definitivamente.
E questa potrebbe essere questa una breve sintesi del romanzo d’esordio di Davide Cavazza La Gabbia. Prima di tutto, alcune note biografiche sull’autore. Davide Cavazza nasce a Bologna nel 1972 e si occupa di solidarietà e no profit. Attualmente lavora per l’Unicef, impegnato in campagne importanti per sconfiggere la malnutrizione infantile e il fenomeno dei bambini soldato, solo per fare alcuni esempi. E abbiamo colto l’occasione per rivolgergli alcune domande proprio a proposito del suo libro La Gabbia.
Davide, partiamo proprio dalla campagna elettorale che vede impegnato Tommaso Francese. Scorrendo le pagine del tuo libro, la competizione politica sembra lo sfondo ideale per raccontare delle storie di amicizia e d’amore, quasi il teatro migliore per mettere in scena uomini e donne con le proprie aspettative di vita, con i proprio valori e con le proprie speranze. Uno scenario politico molto diverso da quello che vediamo ogni giorno sulle pagine dei giornali e sulle reti televisive. Davide, come mai hai scelto proprio una campagna elettorale come ambientazione narrativa per costruire la trama di questo libro?
Volevo raccontare la storia di una amicizia. E volevo un impianto valoriale forte. La campagna elettorale mi è parso quindi uno sfondo interessante per narrare vicende così umane da diventare universali. I mestieri dei protagonisti consentono di addentrarsi nei meandri della vita pubblica e sociale dell’Italia di oggi. Tommaso, Stefano, Gabriele e Chiara rappresentano quattro professioni interessanti e che hanno tutte a che fare con la comunicazione. E il romanzo ha la piccola pretesa di volere trasmettere un intreccio di amicizia e di amore che, da privato, diviene conoscibile a tante persone. E certamente a coloro che avranno la curiosità di leggere La Gabbia.
Per restare in tema di campagna elettorale, Davide, si nota, al contrario, una profonda similitudine su alcune tematiche. Una su tutte, la contrapposizione bipolare dello scenario politico italiano. Nel tuo libro si possono trovare degli spunti interessanti, specie quando scrivi che “la sfida elettorale non era certo entusiasmante. Conservatori e progressisti. Destra e sinistra. Luca Dettori contro Andrea Fiore”. E sempre nel libro, proprio come sta avvenendo nella realtà, si può notare la quasi totale assenza di dibattito pubblico riguardo tematiche ambientaliste. Green economy che, al contrario, può costituire un reale motivo di cambiamento nelle strutture produttive italiane e di riavvicinamento delle persone verso un più rispettoso atteggiamento verso l’ambiente. Qual è il tuo pensiero in proposito, Davide?
Penso che le forze politiche siano fin troppo impegnate a contrapporsi tra di loro, tanto che si stenta a vedere il respiro delle loro proposte. Tra i temi dimenticati dall’attuale campagna elettorale, mi pare che i diritti civili e il rispetto dell’ambiente siano quelli che più mancano. È scomparso il dibattito sulle energie rinnovabili, sulla raccolta differenziata, sui tanti piccoli gesti quotidiani che il pubblico dovrebbe promuovere e incentivare. Per non parlare delle fonti rinnovabili e delle opportunità che tale differente modello di economia potrebbe innescare. È preoccupante che la politica non voglia utilizzare queste proposte per proporsi all’elettorato, proprio ora che si dovrebbe comunicare una visione del Paese che vogliamo e non il mero abbassamento della tassa di turno.
Nelle pagine di La Gabbia, Davide, hanno un ruolo importante anche i giochi di potere dei massmedia e delle agenzie di consulenza. C’è un passaggio del libro molto chiaro da questo punto di vista: “La prova di ciò che tutti gli addetti ai lavori sapevano. Che il sistema dei sondaggi tendeva al mantenimento degli equilibri politici esistenti, orientando il campione del pubblico verso scelte conservatrici che garantiscono ai sondaggisti parcelle astronomiche a fronte di risultati pilotabili in relazione al tipo di domande effettuate”. Davide, non pensi che, proprio per realizzare un cambiamento più aderente alla realtà e quindi più vicino alle persone, occorra anche rivedere il sistema di funzionamento di TV, radio e giornali?
È un tema molto complesso. Certamente una forza politica non produrrà mai un sondaggio che la dia in affanno. Se così fosse, semplicemente, verrebbe cambiata la società di sondaggi. E allora dove sta l’obiettività? Probabilmente nella possibilità di confrontare i dati. E la rete dà la possibilità di farlo. Televisione, radio e giornali, invece, hanno sempre una linea editoriale più marcata che costringe questi mezzi di informazione a essere di destra, di sinistra o di centro, a rappresentare poteri, interessi e persone. Internet, però, fornisce la straordinaria possibilità di mettere in concorrenza reale le proiezioni di parte. E se proprio non si vuole utlizzare Internet, nel romanzo, il decano del giornalismo italiano Francesco Torre consiglia di cambiare spesso giornale e canale TV.
Davide, un’ultima domanda riguarda proprio la parola “coraggio”. Tommaso Francese fonda un movimento “Coraggio Italia”. Stefano Ragno mostra il suo coraggio nel comportamento che adotta in Mind Hunting sia nel colloquio d’assunzione che nello svolgimento del suo lavoro urtando spesso il suo CEO Paolo Mangiagalli. Gabriele Torre fa sfoggio del suo nel far saltare l’accordo all’Ordine dei giornalisti con il suo ultimo pezzo di campagna elettorale costringendo a far invitare Tommaso Francese all’ultimo dibattito. Chiara Levi dimostra, probabilmente, un coraggio più sottile e cioè quello di assorbire tutti i colpi ma di mostrare comprensione e intelligenza con il suo messaggio letto in diretta all’ultima tribuna elettorale. E il coraggio di saper rimanere in disparte. Ecco Davide, non credi che è forse proprio il coraggio ciò che manca in Italia in questo periodo?
Si. Se ciascuno, ogni giorno, mettesse un pò più di coraggio nelle scelte quotidiane, grandi e piccole, credo che l’Italia sarebbe più bella, più vera e più forte. E non serve essere in campagna elettorale per dimostrare coraggio. Molto meglio allenarlo nella quotidianità. I protagonisti del romanzo, come tu giustamente hai sottolineato, lo fanno, ciascuno nel proprio modo e con la propria sensibilità. Ecco, io credo che in questa curvatura tra la certezza dei punti esclamativi, della certezza dell’ovvio, l’incertezza dei punti interrogativi, del coraggio dei propri sogni e delle proprie convinzioni… in queste anse mi interessa stare. Per vedere l’essere umano, coglierne l’anima fragile e l’anima emozionante.
Foto in copertina tratta da www.vita.it