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Danimarca, allo studio una tassa sulla carne rossa

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Foto di Bill Branson

La Danimarca sceglie misure drastiche per combattere il cambiamento climatico e valuta l’introduzione di una tassa sulla carne rossa.

Danimarca, allo studio una tassa sulla carne rossa

Mangiare troppa carne fa male. Oggi possiamo affermare con certezza che il messaggio, giunto da ogni parte del mondo, è arrivato alle orecchie di tutti.

Negli ultimi anni, sull’argomento, si sono moltiplicati studi e ricerche, non ultimo quello effettuato dai ricercatori dell’Università di Oxford e pubblicato su National Academy of Sciences, che ha esplorato i possibili risultati ambientali e salutari di una dieta in cui la carne non sia più predominante. La transizione verso altre diete a base vegetale può infatti ridurre la mortalità globale dal 6 al 10% e le emissioni di gas a effetto serra (legate al cibo) dal 29 al 70% e i miglioramenti per la salute sarebbero paragonabili, se non addirittura maggiori, a quelli ambientali (soprattutto dal punto di vista economico), risparmiando cifre che vanno dallo 0,4 al 13% del prodotto interno lordo globale (PIL) nel 2050.

Solo per fare un esempio ancora più chiaro, ricordiamo che, per produrre appena un chilo di carne  sono necessari circa 43mila litri d’acqua.

Per approfondire leggi anche:  Cosa accadrebbe se mangiassimo meno carne

Con queste premesse, il Concilio Etico danese,  un gruppo di esperti di temi etici legati al governo, sta considerando la possibilità di introdurre una tassa sulla carne rossa per contribuire attivamente al problema del cambiamento climatico. La tassa in questione è rivolta per ora solo alla carne, ma è anche molto probabile che potrà essere estesa a molti altri cibi che pesano in maniera negativa sull’ambiente.

Uno stile di vita sostenibile

E’ lo stesso Concilio ad affermare che “Lo stile di vita degli abitanti della Danimarca è ancora lontano dall’essere definito ‘sostenibile’ e, visto che dobbiamo impedire l’innalzamento delle temperature oltre i 2°C, è necessario agire velocemente e coinvolgere nel cambiamento anche il cibo”.

La strada quindi è quella di agire pesantemente sulle abitudini alimentari della popolazione, che a questo punto sarebbero eticamente obbligati al cambiamento reso ancora più accessibile da una nota degli esperti che vedono in questa operazione anche la possibilità di migliorarne le condizioni di salute semplicemente sostituendo alla carne altri cibi molto più sani e nutrienti.

Naturalmente non sono tutte rose e fiori ed è naturale che le associazioni di allevatori hanno una posizione ben diversa, ma il portavoce del Concilio, Mickey Gjerris, non crede che ci sia altra strada e dice: “Tramite questo regolamento la società manda un chiaro segnale della necessità di fare prevenzione sul tema del cambiamento climatico”.