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Dai gamberetti una pellicola biodegradabile

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Contro la plastica ci penseranno i gamberetti. Dai ricercatori dei Paesi Baschi arriva l’ultima invenzione: una pellicola composta dall’esoscheletro dei gamberetti 100% biodegradabile ed in grado di ridurre l’uso della plastica nel Pianeta.  Il materiale si chiama chitosano e si tratta di un polimero di zucchero derivato appunto dall’esoscheletro dei crostacei.

Dai gamberetti una pellicola biodegradabile

Si tratta di una vera e propria nuova pellicola alimentare non solo non inquinante ma, a quanto pare, super resistente oltre ad avere altre qualità: come è per la capacità che ha di mantenere la qualità degli alimenti così come la consistenza. Lo speciale polimero – dicono i ricercatori – è completamente biodegradabile, e potrebbe essere in grado un giorno di sostituirsi completamente a tutti gli imballaggi più inquinanti derivati dal petrolio ed utilizzati su larga scala nel mondo.

Composta di chitosano ridurrà l’uso di plastica

“Il chitosano – spiega Itsaso Leceta, che ha condotto lo studio – è composto da gusci di gamberi, gamberoni ed altri crostacei: in termini di impatto ambientale è molto meglio rispetto alle normali pellicole in plastica. La produzione di chitosano deve essere ancora ottimizzata. Una volta migliorato il processo, l’impatto ambientale si ridurrà ulteriormente”.

Si deve ricordare che, circa il 90% dei rifiuti presenti nei mari, è composto da plastica. E la plastica sta davvero distruggendo i nostri oceani.

I gamberetti si trovano in un’ampia gamma di habitat

“I gamberetti  – spiega Wikipedia – si possono trovare in un’ampia gamma di habitat, ma la maggior parte delle specie è tipica delle acque marine. Solo un quarto delle specie scoperte vive in acqua dolce, e di quel quarto quasi tutte appartengono alla famiglia Atyidae e alla sottofamiglia Palaemoninae della famiglia Palaemonidae. Tra esse ci sono anche specie di importanza commerciale, come Macrobrachium rosenbergii, diffuso in tutti i continenti eccetto l’Antartide”.

Le specie marine sono diffuse in tutti gli oceani, dalle zone tropicali a quelle artiche, fino a 5.000 m di profondità.