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Da green economy 20 milioni di posti di lavoro

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La green economy? E’ l’unico settore in crescita in questo periodo di crisi che attanaglia l’Europa. Il 38% delle nuove assunzioni avvengono proprio grazie alla green economy. Il lavoro arriverà dalle 328mila aziende green d’Italia.

Green economy, unico settore in crescita

“Il 42% del totale delle assunzioni under 30 programmate quest’anno dalle imprese dell’industria e dei servizi – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti in una conferenza a Milano – verrà fatto da quel 22% di aziende che fanno investimenti green”.

Complessivamente – ha aggiunto il ministro – “sono gia’ circa un milione gli occupati italiani nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, mentre nell’edilizia, nel 2013, gli occupati del settore delle ristrutturazioni (incentivate dal bonus fiscale) hanno raggiunto quota 339.000 con un incremento del 42% rispetto al 2012″, riferendo, inoltre, che “i green job copriranno il 61,2% di tutte le assunzioni destinate alle attività di ricerca e sviluppo delle nostre aziende”. Secondo il ministro “questi dati, che sono tutti positivi, ci indicano come la strada intrapresa stamattina non sia solo giusta ma anche l’unico modo che oggi abbiamo in Europa per rilanciare la crescita e l’occupazione”.

Con green economy 20 milioni di nuovi posti di lavoro

“Le potenzialità occupazionali offerte dall’economia verde sono indiscutibili” e con “l’aumento della produttività delle risorse in Europa potrebbero essere creati più di 20 milioni di posti di lavoro fino al 2030” conferma ancora Galletti.

“Per cogliere queste opportunità è necessario confrontarci sulle politiche congiunte e convergenti che, insieme, dobbiamo mettere in campo e realizzare”, aggiunge il ministro, ricordando che la “comunicazione della Commissione Europea sui green jobs, pubblicata il 2 luglio scorso, conferma che fra il 2002 e il 2011 sono stati creati in Europa circa 4 milioni di ‘lavori verdi’ e, di questi, circa un milione è stato creato fra il 2007 e il 2011, negli anni più duri della crisi economica”.

Per queste ragioni, secondo il ministro, è necessario continuare “sulla strada già intrapresa da molti di noi, volta ad assegnare un valore economico al capitale naturale, e procedere verso una più accurata misurazione del benessere sociale, economico ed ambientale, che vada oltre gli indicatori che oggi misurano il Pil”.