L’artista Marisa Zattini espone tre grandi significative opere con il titolo “il mio cuore messo a nudo”

Trasmutazione, ovvero trasporto a getto d’inchiostro su foglio in pvc – cm 150×100 ciascuna – presso l’ex studio PIERO MANZONI, STUDIO ZECCHILLO, via Fiori Chiari, 16 a Milano.
La mostra – visitabile dal 15 al 28 aprile 2025 (dal lunedì al venerdì dalle 15,00 alle 19,00) – è curata da Carlo Franza con il titolo “Elegia per il cuore messo a nudo” del quale riportiamo un passaggio –
- «… ecco il segreto più profondo che nessuno conosce / (ecco la radice della radice e il germoglio del germoglio / e il cielo del cielo di un albero chiamato vita; che cresce / più in alto di quanto l’anima possa sperare o la mente nascondere) / e questa è la meraviglia che tiene separate le stelle / Il tuo cuore lo porto (lo porto nel mio cuore)». Così recita una strofa del poeta Edward Estlin Cummings, tratta da una poesia che può essere considerata una delle più amate e riconosciute della letteratura moderna. “Il tuo cuore lo porto con me” è stata pubblicata per la prima volta nella rivista “poetry” nel numero di giugno 1952. La poesia fa parte della raccolta Complete Poems: 1904–1962 di Edward Estlin Cummings, Liveright Publishing Corporation, 1991. L’autore nella poesia, fin dai primi versi, esprime un amore che trascende il tempo, lo spazio e le circostanze. Nel mondo della poesia, quindi, il cuore porta a un senso di unità: esso è infinito, è essenza, è natura. Il cuore si fonde con l’Universo diventando energia. Il cuore è vita. Su questa trilogia del cuore messo a nudo vive il pensiero visivo e lo spazio dell’interiorità che Marisa Zattini rivisita e si riconosce anche per la sua capacità di affrontare lo stesso tema iconografico, declinato in molteplici variazioni; tutti i suoi cicli di battito che materializzano l’essenza – il cuore – e l’energia delle forme in rapporto fra volume e immagine, segno e significato, mettendo a nudo una maniacale ricerca dell’origine delle cose e del mondo e del loro significato simbolico.

Ricordando ancora le scoperte dell’equipe dell’Università di Parma guidata dal neuroscienziato italiano Giacomo Rizzolatti, il cui nome è legato alla scoperta dei neuroni specchio, sottolineo che questa facoltà ci permette di spiegare fisiologicamente la nostra capacità empatica di porci in relazione con gli altri attraverso la visione, comprenderne gli stati mentali; una strada aperta per formare legami sociali, provare empatia e condividere emozioni, ma anche di imparare semplicemente guardando.
Però tutto questo ha bisogno di una preventiva buona educazione sentimentale che metta d’accordo le tre istanze psichiche secondo la descrizione tripartita della psiche umana di Sigmund Freud, ovvero le esigenze dei tre cervelli encefalici descritti da Paul D. MacLean. Infatti è importante aggiungere che, considerando il cervello encefalico nel suo insieme come primo cervello, ne esiste un secondo localizzato nell’addome, chiamato anche cervello enterico. Ne ha scritto Michael Gershon della Columbia University, nel 1998 nel suo libro “Il secondo cervello”.
Infine un terzo cervello è localizzato nel nostro cuore, il cervello cardiaco riconosciuto nel 1991 da Andrew Armour con una ricerca pionieristica sulla neurocardiologia.
Sembra si tratti di un centro nervoso complesso che opera in modo anche autonomo rispetto al cervello encefalico e sembra possedere più di 40.000 neuroni che qui vengono sintetizzati, rilasciati anche diversi tipi di ormoni e neurotrasmettitori, infine sembra rappresentare il più potente generatore di energia elettromagnetica nel corpo umano.
La scoperta del dottor Armour ha dato un nuovo significato a ciò che è possibile e a ciò di cui siamo capaci in termini dei ruoli fisiologici rivestiti dal cuore e dal cervello, perché esiste una sofisticata forma di interazione tra i due. Anche nelle tradizioni spirituali il cuore esercita un influsso diretto sulla nostra personalità, la nostra vita quotidiana e la nostra capacità di fare scelte morali per distinguere fra il bene e il male, discriminando fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Ricordando che la mostra si svolge nell’ex studio di Piero Manzoni, non possiamo non ricordare tutta l’ironia del dadaismo storico dei nostri Pino Pascali e Piero Manzoni. Il primo una carriera folgorante ed una tragica morte a soli 32 anni per un incidente, ma anche Piero Manzoni era morto prematuramente per infarto a soli 29 anni a febbraio del 1963, forse a dimostrare l’adagio di James Dean – Sogna come se potessi vivere in eterno, vivi come se dovessi morire oggi – E bisognerebbe aggiungere anche Yves Klein, artista francese che, come precursore della Body Art, aveva toccato il punto di non ritorno verso la postmodernità, essendo morto anche lui prematuramente nel 1962 di infarto, un anno prima di Piero Manzoni. Yves Klein usava invece dire – Il pittore deve creare costantemente un solo unico capolavoro, se stesso – e con questo cercava di riportare l’Arte con i piedi per terra e verso il corpo, ma cercando di recuperare la spiritualità perduta del contesto sociale. Una lezione che abbiamo imparato dagli artisti di ieri e di oggi, un recupero del corpo come della spiritualità, senza farci male.

Non resta che interpellare l’Artista Marisa Zattini che sottolinea di aver progettato ed esposto questo ciclo di opere già nel 2017 in Grecia dove, non in un museo “ufficiale” dalle pareti patinate, ma in un palazzo fatiscente della zona di Omonia, in via Xouthou 49, artisti di varie nazionalità avevano aderito al progetto sociale di un’artista greca, Dimitra Siaterli. A Xouthou infatti, c’è ancora la memoria di “luoghi illeciti’’, di vite “indesiderate”, di droga e di prostituzione, di ciò che si pone al di là delle convenzioni sociali. Agire in questa strada per questi artisti, ha significato scegliere di operare socialmente per risvegliare le coscienze, cercando di creare nuove relazioni per portare nuova luce sulle mutazioni dell’insieme della città.
Marisa Zattini conclude oggi:
- (…)C’è un brivido che la bellezza porta nel cuore così come la paura. Per ritrovare “l’algebra morale” delle cose occorre aprirsi alla poesia dell’immaginazione. Solo così si esperiscono nuove energie. Il mio cuore messo a nudo è un omaggio alle «stenografie del cuore» di Baudelaire. L’emblema puro di questo organo vitale ci parla di una vita “scorticata”, di una vita fatta di sangue e di nervi, di quella vita autenticamente vissuta senza filtri, dove ogni istante è brivido e sussulto. Così, empaticamente, ci ritroviamo uniti agli altri, oltre l’ipocrisia sociale. Oltre le convenzioni dell’Io. Per nuove folgorazioni intermittenti. Il supporto trasparente del polimetilmetacrilato (pvc) accoglie e riunisce due segni differenti: quello calligrafico, di memoria, del passato (le parole scritte in lingua italiana e in lingua greca) e il mio disegno sincretico, che appartiene al pensiero di oggi. E tutto si trasfigura e si riunisce nel trasporto meccanico a getto d’inchiostro, nell’evidenza sincera della dimensione affettiva e crudele del cuore. I titoli differenti dei due disegni originali, realizzati nel 2016 su due antiche lettere ottocentesche (in lingua italiana), trovano un catalizzatore perfetto in quello realizzato nel 2017, su di una lettera scritta in greco, dal titolo baudelairiano. La loro apparente frammentarietà ritrova qui, pienamente, la sua unità. Ogni titolo è un indizio importante. Ad ogni battito del nostro cuore corrisponde una metamorfosi inevitabile del nostro essere. Cuore e psiche, cuore e mente, sentimento e cervello dettano da sempre nuovi ordinamenti. (…) Marisa Zattini