Uscito nel 2012 per i tipi Rubbettino e con la prefazione del popolare ex-calciatore Damiano Tommasi, Calcio criminale di Pierpaolo Romani ricostruisce approfonditamente alcune tra le più recenti vicende che hanno visto il mondo del calcio, specie quello delle serie inferiori, attraversato da fenomeni di natura criminale. Sorretto da un’ampia documentazione e da fonti accuratamente selezionate che si possono consultare in fondo al testo, il libro di Romani ci conduce all’interno di particolari dinamiche dell’universo calcistico illustrandoci le relazioni che s’intrecciano tra presidenti e dirigenti corrotti, giocatori pronti a vendersi le partite o a manipolarne gli esiti per determinati scopi e mafiosi disposti a tutto pur di intascare i proventi di scommesse clandestine oppure di inserirsi in ambienti rispettabili.
Calcio criminale, antropologia nel football
Il quadro dipinto da Romani
Il quadro che ne emerge è quello di una vera e propria antropologia presente nel football nostrano che si allaccia, specie nelle regioni meridionali, a fenomeni criminali: “Controllo delle scuole calcio e dei vivai delle squadre, estorsioni mascherate da sponsorizzazioni, minacce a giocatori, allenatori e dirigenti, utilizzo delle tifoserie per scopi poco nobili, bagarinaggio, controllo dei parcheggi, dei bar, della sicurezza e di altri servizi che gravitano attorno agli stadi, vendita di magliette e di gadget contraffatti, frequentazione di calciatori famosi, presenza agli allenamenti e alle trasferte della squadra, dediche di vittorie a boss arrestati e momenti di silenzio allo stadio in onore di quelli defunti, ricerca di inserimento negli appalti per la costruzione di nuovi stadi con annessi centri commerciali, partite truccate e gestione delle scommesse lecite e illecite per riciclare denaro sporco, sono tra le principali azioni messe in campo – è proprio il caso di dirlo – da un sistema criminal-sportivo che potremmo definire Calcio criminale”.
Come sappiamo, soprattutto in Italia, il calcio ha imponenti dimensioni di massa. Seguito da milioni di tifosi e con un giro vorticoso di proventi economici dati da diritti televisivi, merchandising e compravendita di calciatori, il soccer nostrano, come ben sottolinea l’autore, è “una sorta di messa laica alla quale i tifosi, come i credenti praticanti, non possono mancare”.
Un contesto sportivo e culturale
Al tempo stesso, Romani rimarca il lato più propriamente culturale del calcio in quanto è “un fenomeno di massa a livello planetario e mettere le mani su di esso significa incidere sulla cultura, sulla politica e sull’economia di un Paese”. Pertanto, il calcio non è solo configurabile come un fenomeno sportivo di massa dove costruire un solido business economico ma costituisce un potente fattore di aggregazione e integrazione di un territorio, fino ad arrivare alla configurazione di una vera e propria identità locale. E quindi, date le sue notevoli dimensioni di seguito popolare, il calcio è entrato nelle mire di boss camorristi e mafiosi perché “la palla rotonda è uno strumento fondamentale per acquisire e controllare il consenso sociale, per controllare il territorio, per riciclare denaro sporco, per instaurare relazioni con il mondo che conta: quello della politica, delle istituzioni e degli affari”.
Romani sottolinea ancora come il fenomeno calcistico possa contribuire positivamente all’immagine della malavita organizzata in quanto sostenere e finanziare le squadre locali significa, in definitiva, poter riciclare non solo denaro proveniente da affari illeciti ma, anche e soprattutto, la propria reputazione: da spietati e crudeli criminali a veri e propri mecenati. Proprio per questo, al fine di controllare il territorio, “i mafiosi necessitano di un rapporto con il popolo, un pezzo del quale è rappresentato dai tifosi i quali, oltre a essere appassionati della loro squadra, sono anche cittadini che votano”. Scorrendo le pagine del libro, spiccano soprattutto i casi di personaggi noti al grande pubblico del calcio come quello di Hector Cuper, implicato in una vicenda di riciclaggio di denaro per via di una tangente di 200 mila euro fornitagli da alcuni camorristi di Castellamare di Stabia al fine di conoscere in anticipo i risultati di alcune partite del campionato spagnolo e argentino, oppure di intere realtà locali come quella di Agrigento che ha visto l’intera squadra locale, l’Akragas, scendere in campo il 14 marzo 2010 con l’immagine del suo Presidente Gioacchino Sferrazza sulle maglie di gioco.
Grandissima qualità narrativa e valoriale
Una vera e propria sfida alle autorità e alla legalità in quanto Sferrazza è personaggio notoriamente legato alla mafia locale essendo stato rinviato a giudizio nel dicembre 2010 per apologia del delitto di associazione di tipo mafioso, calunnia e istigazione a delinquere. Ma non mancano anche episodi più squisitamente simbolici, come la consegna, nei primi anni ’80, di una medaglia d’oro dell’Avellino calcio da parte del suo Presidente, Antonio Sibilia, al boss Raffaele Cutolo, detenuto in carcere. L’episodio è da ricordare perché a consegnare questo prezioso regalo in tribunale al noto camorrista fu l’attaccante brasiliano Juary, stella dell’Avellino del tempo. È un fatto puramente simbolico che dimostra in maniera chiara come la criminalità organizzata manifesta “il suo potere, il suo prestigio, all’interno e all’esterno del mondo criminale. Significa mettere in atto un meccanismo che gli procura rispetto, ammirazione e consenso sociale”. Calcio criminale ha una grandissima qualità narrativa e valoriale al tempo stesso. Se da un lato la lettura dei fatti citati nel libro è scorrevole e fruibile anche da parte di un pubblico non interessato al mondo del calcio, dall’altro si coglie un grido di partecipazione civile, un invito al recupero della passione sana e pulita del gioco del calcio. E il ripristino di una corretta visione del mondo dello sport e del suo significato sociale non può non avere degli sviluppi anche in campo economico. Perché – com’è noto – il sistema della criminalità organizzata non distrugge solamente il tessuto civico di un territorio ma soprattutto l’imprenditoria onesta e l’economia virtuosa.
Foto tratta dal sito www.avvisopubblico.it