Per colpa dell’inquinamento la Cina smantella anche i barbecue. A Pechino oltre 500 barbecue illegali all’aperto, i tradizionali ristorantini tanto diffusi nelle città cinesi che cucinano per lo più spiedini di carne la sera per le strade, non si trovano più. Le autorità della capitale, secondo quanto riferisce la stampa locale, già dallo scorso mese di agosto, hanno iniziato una campagna anti-barbecue, nell’ambito di un piano più ampio promesso per ridurre lo smog che soffoca la capitale.
Cina contro i barbecue
Le improvvisate cucine di questi piccoli stand che vengono installati sui marciapiedi sono ritenute corresponsabili dell’emissione di fumi nocivi in grado di peggiorare la già disastrosa situazione dell’aria a Pechino.
La Cina ha messo in cantiere un generale programma per la difesa dell’ambiente che include anche la riduzione della circolazione dei veicoli con un sistema di targhe alterne e prevede la chiusura delle scuole nei giorni in cui il livello delle particelle PM 2,5 nell’aria (cioè quelle di diametro inferiore a 2,5 micron, ritenute le più pericolose per la salute perche’ penetrano in profondità nei polmoni) supera un determinato livello.
Attraverso questi provvedimenti Pechino dovrebbe riuscire, almeno nelle intenzioni, a ridurre il livello di queste particelle del 25% entro il 2017.
Provvedimento anti-smog
Ma, almeno per quanto riguarda l’abolizione dei barbecue per strada, c’e’ chi ritiene che oltre all’inquinamento ci sia dell’altro. E che oltre che una campagna anti-smog questa sia anche una campagna anti-uighuri, la minoranza musulmana che vive nella provincia occidentale dello Xinjiang, visto che la maggior parte di questi chioschi sono gestiti da loro. Per il momento, però, addio ai barbecue.