Home C'era una volta Con Benny Goodman alla Carnegie Hall è swing craze

Con Benny Goodman alla Carnegie Hall è swing craze

SHARE

Il 16 gennaio del 1938 alla Carnegie Hall di New York suona l’orchestra di Benny Goodman. È una data storica perché proprio a quel celebre concerto si fa risalire lo scoppio della swing craze, la follia dello swing.

Il ballo inizia!

Mentre le note dei musicisti attraversano l’aria migliaia di giovani, aperte le porte di quello che fino a quel momento era stato considerato il tempio della musica classica, iniziano a ballare fra le poltrone, nei corridoi, nella hall del teatro e ovunque ci sia un po’ di spazio. È nata la “swing era”, cioè l’era dello swing, una moda di massa che coinvolge prima gli Stati Uniti e poi il resto del mondo che è destinata a durare fino alla fine della seconda guerra mondiale. Proprio in quegli anni viene sublimato il rapporto tra il jazz e la danza.

Per il jazz è un riconoscimento

Quel concerto di Benny Goodman, però, non è solo questo. L’avvenimento non segna infatti soltanto l’inizio della follia dello swing. Dopo quel concerto infatti il jazz, conquistatosi il diritto di entrare nella grande sala costruita da Andrew Carnegie, inizia a essere riconosciuto musica d’arte e lascia i club e i locali notturni per entrare nelle sale da concerto per diventare essenzialmente musica d’ascolto. Proprio nel momento in cui attraverso lo swing la danza e il jazz si incontrano quest’ultimo fa un salto di qualità e scarta di lato, lasciando che il compito di far ballare negli anni successivi se lo assumano generi da lui derivati come il rhythm ‘n’ blues e poi il rock’n’roll.

 

Previous articleArriva il Libro Bianco sulla comunicazione ambientale
Next articleLa concorrenza è un vantaggio per il cliente finale
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".