Dopo la ratifica dell’accordo sul clima, un accordo storico e in fondo raggiunto in breve tempo, si guarda a Marrakech. Da parte dell’Unione Europea è indubbio che un passo fondamentale in avanti sia stato fatto ma non è detto che nella prossima Cop22 che si terrà in Marocco l’Unione riuscirà a mantenere la sua compattezza verso l’esterno.
Clima, un accordo storico ma si guarda alla Cop22
Da un lato, infatti, si attende il prossimo consiglio sull’ambiente che si terrà a Lussemburgo e proprio qui potrebbe contare, invece, la vera posta in gioco e gli interessi nazionali sulla distribuzione delle quote di riduzione da assegnare ai diversi paesi potrebbero prevalere. Ma, facciamo un punto.
Dal 2015 è in corso un vero e proprio negoziato all’interno dell’Unione Europea sul sistema di scambio delle quote di emissioni e con quello sulla ripartizione degli sforzi di riduzione delle emissioni in settori come l’edilizia, l’agricoltura, le foreste ed i trasporti. E non è detto che, alla fine, prevalgano gli appelli all’unità. A Marrakech saranno rappresentate infatti le tre istituzioni Ue e gli Stati che hanno proceduto con la ratifica. Chi parlerà e a nome di chi?
Clima, l’Europa dovrà far valere la sua leadership
Sta di fatto che quello appena raggiunto è sicuramente un accordo “storico” come lo ha definito lo stesso segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon. La ratifica dell’accordo sul clima di Parigi ne garantisce l’entrata in vigore entro un mese. La soddisfazione è stata espressa da tutti e non poteva essere diversamente. Il sì è stato espresso con una larghissima maggioranza: 610 a favore su 679 votanti. E si tratta di un voto importante perché va a toccare il superamento dei criteri minimi previsti per l’entrata in vigore dell’intesa di Parigi a livello globale. E’ per questo motivo che l’Europa si è garantita un ruolo da protagonista nella prossima conferenza sul clima (Cop 22).
Clima, in Ue solo sette Paesi hanno aderito all’intesa
Proprio nell’Unione sono stati solo sette gli Stati che hanno aderito all’intesa: Austria, Francia, Germania, Malta, Portogallo, Slovacchia e Ungheria. L’Italia, ha sottolineato lo stesso Galletti, il ministro dell’ambiente, che rappresenta lo 0,8% delle emissioni globali, ratificherà l’accordo di Parigi “entro questa settimana”. “Oggi siamo vicinissimi all’entrata in vigore dell’accordo, dopo 10 mesi – ha proseguito il ministro -, ci sono voluti otto anni per Kyoto. Da dicembre hanno sottoscritto l’accordo 61 Paesi che rappresentano il 47,9% delle emissioni globali. L’India lo sottoscriverà il 7 ottobre, e rappresenta il 5 per cento delle emissioni di CO2 a livello globale. Siamo vicini al 55 per cento, che è la percentuale necessaria per l’entrata in vigore” dell’accordo. “Io vedo remore – ha concluso – ma gran voglia di far entrare in vigore Parigi”.
Clima, per l’Italia si attende la ratifica in settimana
Fino ad oggi – ricordiamolo – erano 62 i Paesi per quasi il 52% delle emissioni. Con l’ok di Strasburgo (in particolare dei sette Stati membri che hanno aderito) si aggiunge il 4,5% delle emissioni, quota che consente il superamento della soglia critica, e l’entrata in vigore.
Si tratta, come detto, di un enorme risultato politico se si considera il tempo sprecato per il protocollo di Kyoto per il quale ci sono voluti ben otto anni mentre la Cop21 si è tenuta solo nove mesi fa. L’Europa ora attende Marrakesh e proprio qui dovrà far valere la sua unità e la sua leadership, anche sul clima. Secondo le regole, infatti, l’intesa sul clima di Parigi può entrare a regime dopo 30 giorni dall’adesione di almeno 55 Paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni. Questo, almeno, è l’auspicio. Accadrà?