E’ allarme clima, ed anche se questa “guerra” si combatte solo all’interno dei palazzi e sembra lontana oltre che silenziata dai media, le conseguenze delle decisioni politiche ricadranno sulla salute e l’ambiente. Così, l’ultimo rapporto stilato da Carbon Market Watch e Transport & Environment conferma che l’Italia non sta rispettando l’accordo di Parigi, mentre oltre frontiera Trump ha già sferrato il suo ultimo attacco al Pianeta con l’intenzione di spazzare via ogni accordo contro le emissioni nocive siglato sino ad ora.
Clima, il Pianeta è a rischio e Trump azzera accordi su gas serra
“L’obiettivo europeo sul taglio delle emissioni necessario a rispettare l’accordo di Parigi, e cioè a contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi rispetto al periodo preindustriale – si legge nel dossier delle organizzazioni ambientaliste – non è perseguito con impegno e in modo efficace da tutti gli Stati membri. Al contrario, ad essere in linea con il target sono solo Svezia, Francia e Germania, mentre l’Italia è agli ultimi posti”.
Clima, ultima indagine: Italia ultima su tagli emissioni
L’indagine ha preso in esame l’Effort Sharing Regulation, vale a dire la suddivisione tra i Paesi del target Ue di riduzione delle emissioni di gas serra del 30% entro il 2030, suddivisione in base a cui l’Italia, ad esempio, deve tagliare la CO2 del 33%. L’obiettivo si riferisce al 60% delle emissioni europee complessive ed include settori quali i trasporti, il riscaldamento degli edifici, l’agricoltura, i rifiuti e la piccola industria, ma non centrali elettriche, acciaierie e altre grandi industrie.
Stando al dossier, la Polonia è il Paese meno virtuoso, preceduto al penultimo posto da sette Stati appaiati – Italia, Spagna, Croazia, Repubblica Ceca, Romania, Lettonia e Lituania – che non brillano affatto nella lotta al cambiamento climatico. All’Italia, nel dettaglio, si attribuisce una scarsa ambizione: “Il paese non pianifica – si legge in modo specifico – di andare oltre l’obiettivo del 33% di riduzione delle emissioni al 2030, né ha fissato un target adeguato a lungo termine”.
Clima, Pechino contro Trump: rispetteremo accordi
E’ così che, dall’altra parte dell’emisfero, la Cina, la notizia è fresca di inchiostro, ha confermato tutti gli impegni sul taglio dei gas serra nonostante il presidente Usa Trump abbia allentato le restrizioni sull’uso dei combustibili fossili, in una specie di passo indietro. Lu Kang, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha dichiarato che si tratta di “una sfida di fronte a tutto il genere umano” e Pechino ha tutta l’intenzione di tener fede e sostenere l’accordo sul clima faticosamente raggiunto a Parigi.
Dopo la decisione di Trump sulla forma del decreto per rivedere le norme della riduzione delle emissioni inquinanti delle industrie americane, contenute nel Clean Air Act (eredità di Obama), la Cina ha ribadito che l’accordo siglato sotto l’egida Onu ha rappresentato una “pietra miliare” grazie allo sforzo congiunto dei due Paesi. Pechino “promette di mantenere i suoi obblighi al 100%”, ha assicurato Lu, in conferenza stampa.
“Non importa quali siano i cambiamenti di politiche degli altri Paesi sul clima, come grande responsabile Paese in via di sviluppo, la determinazione, i goal, la politica e le azione della Cina non cambieranno”.
Gli Usa sono i secondi produttori, dopo Pechino, di gas responsabili dell’effetto serra: l’ordine di Trump, tuttavia, non stabilisce se Washington debba o meno ritirarsi del tutto dall’accordo di riferimento a causa delle differenti posizioni che sarebbero emerse nella stessa amministrazione.
Clima, Trump un pericolo per il Pianeta
Gli Stati Uniti si sono assunti l’onere di tagliare i gas serra del 26-28% entro il 2025 rispetto ai livelli del 2005. La Cina ha, invece, promesso una brusca correzione sull’uso del carbone, tra i principali fattori inquinanti e di produzione di anidride carbonica. Proprio il cammino negoziale sul clima, tra i temi che più hanno avvicinato i presidenti Xi Jinping e Barack Obama, ha trovato il momento clou con la firma posta da entrambi in calce all’accordo “storico” di settembre 2016, a margine del summit G20 di Hangzhou, sotto lo sguardo dell’ex segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.
Ma ogni accordo è carta straccia se a questo non seguono chiare indicazioni politiche. La battaglia sul clima continua.