Ad un anno dalla morte del giornalista un ricordo in memoria

Ciao Carlo, volevo salutarti così l’ultima volta, come sempre. Risuona ancora nella mente quel tuo “Castalda, come stai nella tua nuova veste?”. Già, lo chiedevi sempre, con quel tuo modo un po’ sornione, quasi a volermi mettere subito alle strette. “Giornalista prestata all’insegnamento o un’insegnante prestata al giornalismo?”. E io, come al solito, restavo lì, un attimo sospesa, a cercare una risposta. Avrei dovuto riflettere… perché tu, Carlo, costringevi alla riflessione su tutto. Imponevi alla mente di vagare, di andare oltre la superficie. Così parlavamo del mondo, della realtà, ma poi sconfinavamo nell’anima, nella conoscenza, in quella spiritualità che tanto ci univa. Le nostre conversazioni, un fiume di riflessioni sul filo del quotidiano.

È passato più di un anno, Carlo, eppure sembra ieri. Il tuo ricordo è una traccia profonda, incisa nella memoria come un vecchio appunto a matita che non si riesce a cancellare del tutto.

Non posso dimenticare gli anni trascorsi all’ASCA: tu caporedattore, io una giovane con la penna ancora incerta. Eri un maestro severo, Carlo, attento a ogni detaglio, a ogni sfumatura. “Leggi, Castalda, leggi con attenzione. Anche dietro una virgola si nasconde un mondo”. Quante volte lo ripetevi.  E proprio quei tuoi insegnamenti si sono rivelati utilissimi in seguito. Ho acquisito la capacità, grazie a te, di leggere “oltre le righe” dando importanza ai dettagli, quelli che si confondono, quelli che non si notano, quelli più importanti.

Poi, la sorpresa di ritrovarti, dopo anni. Quelle lunghe telefonate, ore a parlare di aspirazioni, di quel desiderio comune di dare un senso più profondo alle cose, alla vita. Ci tenevi tanto a ripercorrere i sentieri, le svolte che ci avevano condotto fin lì.

Eri un vaticanista rigoroso, Carlo, un innamorato di Papa Francesco. “Questo Papa cambierà la Chiesa”, dicevi con quell’entusiasmo contagioso. Io, lo sai, ero più cauta, ma la tua convinzione, la tua passione, un po’ mi avevano convinta.

Ora, Carlo, non ci sei. E sento un grande vuoto sai? Non posso che scusarmi con te per quell’ultima volta in cui ti promisi che ci saremmo rivisti presto poi… la vita, gli impegni, mi hanno trascinata via. Oggi sento forte la tua mancanza. Volevo dirtelo, così, semplicemente. La tua voce continua a vibrare dentro di me, lasciando segni indelebili.

Grazie Carlo, grazie di tutto

Carlo Di Cicco è scomparso lo scorso aprile a Roma all’età di 79 anni. Lavorò prima come caporedattore all’agenzia Aska, poi all’Osservatore Romano come vicedirettore. Estimatore di Papa Francesco, il suo sguardo, da uomo e cronista, è sempre stato rivolto verso i più deboli  

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Castalda Musacchio
Giornalista professionista dal 2000, laureata e specializzata in Giornalismo e Comunicazioni di massa, in questi anni mi sono occupata, in particolare, dei rapporti tra media e società. Dopo aver lavorato per le principali testate giornalistiche e agenzie di stampa (ASCA, il Sole24ore, Geos, ed altre) per più di dieci anni sono stata in organico nel quotidiano Liberazione. Ideatrice e fondatrice del quotidiano Daily Green, da gennaio 2011 ricopro il ruolo di direttore responsabile della testata.