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Boz Scaggs, dal rock alla ristorazione e poi al jazz

L’8 giugno 1944 a Canton, nell’Ohio, nasce William Royce Scaggs, destinato a diventare uno dei protagonisti della scena rock statunitense con il nome di Boz Scaggs.

Il sodalizio con Steve Miller

Boz ha solo quindici anni quando a Dallas nel Texas dà vita ai Marksmen con il suo amico Steve Miller. Dopo essersi trasferiti entrambi a Madison nel Wisconsin per frequentare la locale università, Scaggs e Miller si uniscono agli Ardells una band di rhythm and blues molto popolare tra i giovani della zona. Tornato in Texas Boz forma i Wigs con il bassista Bob Arthur, il chitarrista John Andrew e il batterista George Rains. Con quel gruppo, nel 1964, parte per un tour in Gran Bretagna. Al suo ritorno negli Stati Uniti, dopo aver pubblicato con scarso successo come solista l’album Boz, si unisce alla Steve Miller Band partecipando alla registrazione di Children of the future e Sailor, i due album più importanti della band.

Il successo e il ritiro

La collaborazione con Miller si interrompe nel 1968 quando Scaggs, lasciata la Steve Miller Band, inizia a lavorare, con la produzione di Jann Wenner, editore della rivista Rolling Stone, all’album Boz Scaggs. La buona accoglienza ottenuta dal pubblico lo spinge a continuare in proprio e nel 1976 il suo album Silk degrees con la partecipazione del futuro Toto David Paich, arriva al secondo posto della classifica dei dischi più venduti negli Stati Uniti. Nel 1977 il singolo Lowdown estratto dallo stesso album vince il Grammy per il miglior brano di rhythm and blues, mentre la sua canzone We’re all alone, arrivò al settimo posto della classifica statunitense e al sesto di quella inglese nell’interpretazione di Rita Coolidge. Nonostante il buon successo discografico, nel 1983 Boz preferisce ritirarsi dall’ambiente musicale e aprire un ristorante a San Francisco. Nel 1988 a sorpresa torna in sala di registrazione e pubblica l’album Other roads. Nel 1994 dopo aver firmato un contratto con la Virgin Records registra senza troppa continuità ottenendo un inaspettato successo nel 2003 con But Beautiful, una rilettura di vari brani jazz.

 

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