Il 28 agosto 1955 a Los Angeles, in California, muore in un incidente stradale il sassofonista Bob Gordon.
Una maledetta domenica d’agosto
Nato a St. Louis, nel Missouri, l’11 giugno 1928 Robert Gordon detto Bob esordisce professionalmente con Shorty Sherock ne1 1946, suonando poi con Lee Williams e Jimmy Palmer. Nel 1948 si unisce ad Alvino Rey, con il quale rimane fino al 1951. Nello stesso periodo frequenta, come molti altri improvvisatori della West Coast, il Westlake College di Los Angeles. Nel 1952 suona con Billy May e l’anno dopo entra a far parte del complesso di Horace Heidt, con cui collabora per quasi un anno; nel 1954 è al fianco di George Redman. In quello stesso anno viene scelto dai lettori del Down Beat come miglior talento emergente al sax baritono. L’anno dopo viene ingaggiato dall’orchestra di Pete Rugolo. È la sua ultima esperienza perché in una domenica di agosto, mentre si avvia verso San Diego proprio per suonare con quell’orchestra, muore in un incidente automobilistico.
Un grande strumentista
Gordon è stato un grande strumentista. Dotato di ampia e solida sonorità, si caratterizzava per il suono ruvido ma pieno e l’approccio spiccatamente energico. Non è stato un rivoluzionario e la sua cifra stilistica è chiaramente tradizionale anche se con un groove maggiore di quello di qualsiasi altro baritonista. La sua morte improvvisa lascia il rimpianto per uno strumentista che, se avesse vissuto più a lungo, probabilmente sarebbe stato in grado di affiancarsi con ancora maggiore autorità ai nomi di Serge Chaloff, Harry Carney, Gerry Mulligan e Jimmy Giuffre, quale artefice della evoluzione stilistica del proprio strumento.