Il 26 settembre 1991 muore di cancro il settantaduenne Billy Vaughn, uno dei pochi direttori d’orchestra della vecchia scuola americana capaci di interpretare e, talvolta, anticipare le nuove correnti musicali e i mutamenti di gusto del pubblico dagli anni Trenta agli anni Ottanta.
Le innovazioni non lo spaventano
Nato nel 1919 a Glasgow, nel Kentucky, nel corso della sua lunga carriera ricopre l’incarico di direttore musicale della Dot Records, ma soprattutto affronta da protagonista le innovazioni. Come arrangiatore e direttore artistico può essere considerato il vero artefice dei successi di personaggi molto diversi tra di loro come Pat Boone, Fontane Sisters o Gale Storm. Alla sua geniale capacità d’intuire i mutamenti si deve la formazione, nel 1952 del gruppo vocale degli Hiltoppers con Jimmy Sacca, Don McGuire e Seymour Spiegelman. Curioso e disposto a lasciarsi affascinare dalle novità, contrariamente a quanto succede a molti suoi colleghi, nel periodo d’oro del rock & roll non si chiude in una sorta di isolamento sdegnato. Affronta invece con entusiasmo il problema di dare un respiro orchestrale alla freschezza delle nuove soluzioni ritmiche.
La grande lezione del jazz orchestrale
Dalla fine degli anni Cinquanta ai primi Settanta, l’epoca in cui la musica sembra essere stata investita da un ciclone giovanilistico destinato a cancellare tutto i protagonisti del passato, lui contraddice chi sostiene si tratti semplicemente di un fatto generazionale. Lo fa a modo suo, piazzando ben trentasei album nella classifica statunitense dei dischi più venduti. La sua apertura mentale deriva dalla grande lezione del jazz orchestrale, capace di fusioni e contaminazioni tra generi estremamente diversi. Lo stile caratteristico della sua orchestra è sostenuto da un lavoro di ricerca infaticabile e da una produzione discografica a ritmo continuo decisamente inusuale per un artista del suo livello. Album come Sail along silvery moon, Blue Hawaii, Theme from a Summer Place, Look for a star, Theme from The Sundowners e A swing’ Safari vendono milioni di copie e gli regalano un grandissima popolarità. Negli anni Ottanta la sua produzione diminuisce quasi a manifestare il disagio per le nuove mode musicali che lui ritiene più d’immagine che di sostanza. All’inizio degli anni Novanta, quando è già ammalato, viene premiato come uno dei venticinque artisti di maggior successo della storia della musica degli Stati Uniti.