Il 22 giugno 1903 nasce a Chicago, nell’Illinois, il batterista, compositore e direttore d’orchestra Ben Pollack, per trent’anni protagonista della scena jazz statunitense. Inizia a suonare la batteria da ragazzo e fa le sue prime esperienze in vari gruppi studenteschi non disdegnando qualche ingaggio saltuario con orchestre destinate a durare il solo spazio di una festa messe in piedi dall’impresario Husk O’Hare.
Dal dixieland a Chico Marx
Il primo ingaggio importante di Ben Pollack arriva nel 1921 da Dick Shoenberg che lo vuole nella sua orchestra al “Navy Pier” di Chicago. Dopo un periodo trascorso con la formazione del pianista Izzy Wagner entra a far parte dei New Orleans Rhythm Kings. Irrequieto e vagabondo nel 1923 se ne va in California dove suona per un po’ con Larry Shields e poi con l’orchestra di Harry Bastin Nel 1924 spiega agli amici che ha deciso di mettere la testa a posto, chiudere con la musica e dedicarsi al commercio delle pellicce. Son solo chiacchiere. Presto rinuncia all’idea e arriva addirittura a dirigere per qualche tempo l’orchestra di Harry Bastin. Nel mese di settembre del 1925 fa ritorno a Chicago e suona nell’orchestra di Art Kassel. Nel 1926 forma un proprio gruppo che durerà a lungo nonostante vari cambiamenti di formazione spesso legati alle esigenze di riuscire a contenere i costi. Dopo un breve periodo trascorso sulla West Coast, si trasferisce a New York dove suona con al “Little Club” nel marzo del 1928. Quello stesso anno riesce a mantenere due contratti quasi in contemporanea. Il suo gruppo, infatti, oltre a suonare al Park Central Hotel è l’orchestra della rivista “Hallo Daddy” in scena a Broadway. Per molto tempo la sua è anche l’orchestra ufficiale che accompagna Chico Marx nelle sue tournée teatrali.
Una fine inspiegabile
Nel mese di dicembre del 1943, al termine di una tournée in California, Ben Pollack scioglie l’orchestra. Nel 1944 apre a Hollywood un’agenzia di collocamento per musicisti e orchestre e nel 1945 fonda la Jewel Company, una propria società discografica. Non abbandona del tutto la batteria. Periodicamente dà vita a piccoli gruppi di musicisti con in quali si esibisce. Nel 1956 partecipa al film “The Benny Goodman Story”. Negli anni Sessanta abbandona quasi del tutto l’attività musicale per dedicarsi alla gestione di un suo ristorante a Palm Springs, in California. La sua vita si conclude tragicamente. Il 7 giugno 1971, infatti, si toglie la vita impiccandosi. Ha sessantasette anni e il suicidio resta inspiegabile…