Home C'era una volta Beatles alla frutta

Beatles alla frutta

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Il 2 gennaio 1969 i Beatles si ritrovano nello studio di registrazione di Twickenham per lavorare a un nuovo album.

Nuvole nere sul futuro

Nonostante il successo del White album nuvole nere si stanno addensando sul futuro dei quattro ex ragazzi di Liverpool. I rapporti tra loro sono da tempo entrati in crisi. Nonostante tutto, però, l’impressione che i Beatles danno all’esterno è quella di una nave inaffondabile in grande splendore. In realtà sul gruppo pesa anche il fiasco della Apple, un’organizzazione di loro proprietà destinata a occuparsi delle produzioni in campo artistico e della gestione di vari settori merceologici collegati all’immagine del gruppo. Al fallimento del film “Magical mistery tour” si è affiancato il disastro economico della sezione commerciale. Fa eccezione il settore musicale, trainato dal successo del marchio Beatles e dal lancio di alcuni giovani talenti. C’è, quindi, la necessità di mantenerne costante la produzione.

Un concerto annullato

Quando il 2 gennaio i quattro si ritrovano nello studio di registrazione di Twickenham per lavorare a un nuovo album non sanno bene cosa fare. Paul McCartney propone di far esibire la band dal vivo davanti a 1.500 persone, registrando e filmando tutto. Gli altri nicchiano e alla fine il concerto, già programmato alla Roundhouse di Londra, verrà annullato. Dopo varie liti si tenterà di rimettere insieme i cocci passando dai sofisticati studi di Twickenham all’ambiente più famigliare degli scantinati del palazzo della Apple. Qui nascerà l’idea della singolare esecuzione di Get back sul terrazzo, ma questa è un’altra storia. I Beatles sono alla frutta e lo sanno.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".