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Bartleby, l’umanità secondo Melville

Hermann Melville

Lo scrittore americano Hermann Melville

“Preferirei di no”. È la frase che tutti ricordano dopo aver letto Bartleby, lo scrivano o, come il sottoscritto, dopo averla udita nel programma Il Circolo Pickwick (1994) da parte del popolare scrittore Alessandro Baricco. L’autore di BartlebyHermann Melville (1819-1891), è stato tra i principali scrittori dell’Ottocento americano, esplorando, nelle sue opere, problematiche circa i rapporti tra l’uomo e la natura, la morale comune e l’esistenza del bene e del male.

Melville, un maestro della letteratura americana

Fortune e sfortune editoriali di Melville

Melville arrivò alla letteratura dopo aver lavorato molti anni come marinaio, professione che gli darà poi gli elementi giusti per scrivere il suo capolavoro Moby Dick. Esordì con il romanzo Typee (1846), basato su personali esperienze di viaggio e sulla vita delle popolazioni indigene della Polinesia. Stessa scenografia in Omoo (1847) e in Mardi (1849), in cui Melville tocca anche tematiche religiose e politiche. In Redburn (1849) e White jacket (1850), lo scrittore americano affronta invece argomenti legati alla vita dei marinai allargando la sua panoramica all’organizzazione della società e dei suoi rapporti gerarchici. Moby Dick esce nel 1851 ma non ebbe immediata fortuna e questo condusse Melville a un rapido declino della sua creatività narrativa. Scriverà ancora alcuni libri come Pierre or the ambiguities (1852) a sfondo psicologico, The confidence man (1857) e The piazza tales (1856), raccolta di racconti dove compare anche Bartleby, the scrivener ma non riscuotendo mai la giusta considerazione editoriale.

I would prefer not to…

Bartleby, lo scrivano vede due protagonisti: da una parte un facoltoso avvocato di Wall Street (e narratore della vicenda) e, dall’altra, lo scrivano Bartleby che egli assume proprio per far funzionare meglio il suo lavoro in ufficio. L’avvocato svolge “un lavoro discreto fra i titoli, le obbligazioni, le ipoteche di uomini abbienti”, descrivendosi come “una persona eminentemente cauta e fidata”. Ha al suo servizio tre collaboratori Turkey (Tacchino), Nippers (Chele) e Ginger Nut (Zenzero). L’avvocato vede svilupparsi la sua attività e assume un altro scrivano, Bartleby appunto. Sin dal primo momento, questo strano personaggio fa un’impressione particolare descritta come “pallidamente linda, penosamente decorosa, irrimediabilmente squallida”.

Inizialmente, l’avvocato è colpito dal zelo lavorativo di Bartleby ma, improvvisamente, egli smette di lavorare e, a ogni richiesta di svolgere un compito, oppone sempre la stessa risposta al tempo stesso indifesa e passiva: “Preferirei di no” (“I would prefer not to”). In un crescendo di situazioni assurde e grottesche, come per esempio l’ostinazione di Bartleby a rimanere nell’ufficio dell’avvocato anche dopo aver traslocato le sue attività in altra sede, Bartleby viene arrestato e in carcere si lascerà morire d’inedia. La chiusura del racconto è affidata a una riflessione dell’avvocato stesso il quale, venuto a conoscenza della precedente mansione di Bartleby (impiegato nell’ufficio delle lettere smarrite di Washington) arriva alla conclusione che, il trattare queste lettere morte, abbia portato Bartleby a una profonda depressione.

Il complesso intreccio tra individuo e società

Considerato uno tra i racconti più famosi della letteratura statunitense, Bartleby, lo scrivano è ritenuto un precursore della narrativa esistenzialista. Come direbbe Borges, queste pagine di Melville costituiscono “il racconto perfetto”, scritto con uno stile narrativo che ti prende immediatamente e ti conduce a scoprire le vicende di un personaggio che, con il suo “preferirei di no”, dice tutto e il contrario di tutto. Il critico letterario Gabriele Baldini ha sottolineato come “in Bartleby non è indagata soltanto la tragedia di chi non sa parlare, ma anche quella di chi non sa tacere, quella dell’avvocato”. Ed è proprio il protagonista narratore a essere identificato con i valori di una società legata a modelli culturali moderni, caratterizzati dall’ansia e dalla nevrosi del successo e che tralascia l’umanità necessaria per intessere rapporti veri e genuini. All’esatto opposto si colloca Bartleby, uomo passivo e debole, la cui unica difesa è costituita proprio dalla sua esasperante frase “preferirei di no”. Come una lettera smarrita che non assolverà il suo compito perché non giungerà mai a destinazione, così Bartleby è perso nel mondo perché non desidera arrivare da nessuna parte e non ha uno scopo raggiungere.

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