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Artide, il ghiaccio si scioglie per il metano

Tutti sono a conoscenza dei problemi derivati dal riscaldamento globale. Il cambiamento climatico, ad esempio, che porta allo sconvolgimento estremo degli eventi meteorologici. Lo scioglimento dei ghiacci ed il conseguente innalzamento del livello dei mari.

Lo stravolgimento degli ecosistemi terrestri. I terremoti, le inondazioni, la desertificazione. Molti non credono -o non vogliono credere- a tutto ciò. Noi di dailygreen.it ci crediamo eccome. Quest’articolo riporterà una notizia rilasciata pochi giorni fa dai giornalisti BBC sullo scioglimento dei ghiacciai e dei danni che comporta questo fenomeno. Non si parlerà dell’innalzamento dei livelli del mare e neanche della scomparsa di isole e atolli. Si parlerà del metano e dell’impatto disastroso che questo gas ha sull’ambiente.
L’Artide, la terra del sole di mezzanotte e dei lunghi inverni freddi, è la regione che soffre di più il surriscaldamento del pianeta. Il sempre più brutale scioglimento dei suoi ghiacciai lo dimostra. Ma l’idea che noi abbiamo su questo fenomeno è peggiore di quanto si pensi.
Secondo gli studi condotti dai ricercatori della University of Alaska at Fairbanks (UAF), lo scioglimento del ghiaccio artico sta rilasciando nell’atmosfera quelle grosse quantità di metano che fino a poco tempo fa si vedevano intrappolate sotto le superfici ghiacciate.

Secondo Katey Walter Anthony, capo del progetto, “questo antico gas andrà ad accentuare il surriscaldamento globale e” quindi “il cambiamento climatico”, realtà con le quale si è già costretti a combattere ogni giorno. Il metano, infatti, è il secondo gas serra più importante dopo l’anidride carbonica e i suoi livelli sono in continuo aumento. “Tutto questo significa” dichiara Euan Nisbet, professore alla Royal Holloway University of London, “che il riscaldamento ‘nutre’ il riscaldamento.” In altre parole, le alte temperature, sciogliendo i ghiacciai e -conseguentemente- liberando grosse quantità di metano, non faranno altro che salire, creando così un circolo vizioso destinato a non finire.

Al mondo esistono numerose fonti di gas, alcune naturali, altre invece create dall’uomo. Il loro monitoraggio non è facile ma necessario. Per questo motivo il team UAF ha messo a punto dei rilevatori aerei e terrestri con i quali ha poi identificato circa 150.000 infiltrazioni di metano in Alaska e in Groenlandia. Dai campioni prelevati è emerso che la regione immagazzina enormi quantità di gas nei luoghi più improbabili: dal permafrost al sottosuolo, sopra e sotto il letto del mare, e all’interno dei suddetti “serbatoi geologici.”

Quanto è grave la situazione è difficile da dire con certezza. Alcuni scienziati sostengono che gli effetti del metano rilasciato non saranno visibili per molti decenni. Altri sottolineano il rischio eventuale di un rapido rilascio e quindi d’un altrettanto rapido surriscaldamento globale. Il disgelo è ormai una realtà effettiva. Si è veramente oltrepassato il punto di non ritorno?

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