In due studi pubblicati sulla rivista Science, i ricercatori inglesi e francesi hanno analizzato le api e gli insetticidi neonicotinoidi – una classe introdotta nel 1990 ed ora tra i pesticidi delle colture più comunemente utilizzati in tutto il mondo – ed hanno scoperto che negli ultimi anni, le popolazioni di api stanno diminuendo rapidamente, in parte a causa di un fenomeno noto come Colony Collapse Disorder. In realtà, gli scienziati temono che i pesticidi stiano distruggendo intere popolazioni di api, ma non è chiaro il modo in cui stanno causando danni.
Api a rischio per colpa degli insetticidi
Dave Goulson, dell’Università di Stirling in Scozia, che ha condotto lo studio britannico, ha affernati che alcune specie di bombo sono drasticamente diminuite.
“Nel Nord America, specie di bombo diverse, molto comuni fino a qualche anno fa, sono quasi scomparse dal continente”, mentre in Gran Bretagna, tre specie si sono definitivamente estinte. La minaccia alle popolazioni di api si estende anche in Asia, Sud America e Medio Oriente, dicono gli esperti.
Le api sono importanti impollinatori di piante da fiore. Il rapporto delle Nazioni Unite 2011 ha stimato che le api e altri impollinatori come farfalle, coleotteri e uccelli fanno un lavoro pari ad un valore di 153 miliardi di euro ($ 203 miliardi di euro) all’anno per l’economia umana. Nel primo degli studi effettuati, il team di sviluppo dell’Università di Stirling ha esposto colonie di bombi a bassi livelli di un neonicotinoide chiamato Imidacloprid, e poi ha messo le colonie in un sito di campo chiuso, dove le api avrebbero volato e effettuato la loro raccolta di polline in condizioni naturali per sei settimane.
Le colonie esposte non proliferano più
All’inizio e alla fine dell’esperimento, i ricercatori hanno pesato ciascuno dei nidi di bombi – che comprendeva le api, cera, miele, larve delle api e il polline – per vedere quanto la colonia era cresciuta. Rispetto alle colonie non esposte a imidacloprid, i ricercatori hanno trovato le colonie trattate meno pesanti, suggerendo che meno cibo era stato prodotto.
Le colonie trattate hanno dimostrato un calo in media dall’ otto al 12 per cento confronto alle altre, ma la cosa piu’ grave e’ che le colonie trattate hanno prodotto circa l’85 per cento di regine in meno – una constatazione che è la chiave di tutto, perché sono le regine che producono le nuove generazioni di api . Nello studio separato, un team francese, guidato da Mickael Henry dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Agricola (INRA), in Avignon, hanno applicato microchip di identificazione alla schiena di ogni ape.
Un rischio anche per l’alimentazione
Questo ha permesso loro di studiare il percorso delle api mentre andavano e venivano dalla colonia. I ricercatori hanno esposto alcune delle api ad una bassa dose di thiamethoxam neonicotinoide, non letale chiaramente, e le hanno confrontate con un gruppo non esposto al pesticida.
Le api che sono state trattate hanno dimostrato di avere circa due o tre volte più probabilità di morire mentre sono lontane dai loro nidi. Questo è stato causato probabilmente dal pesticida che ha interferito con i sistemi di homing delle api, in modo che non riuscivano a trovare la strada di casa, e morivano. Henry ha detto che i risultati hanno sollevato importanti questioni circa le procedure di autorizzazione dei pesticidi. Gl esperimenti continueranno, e se continueranno a dare gli stessi risultati, bisognera’ pensare ad altri sistemi di difesa per le coltivazioni. Non ci si potrà, certo, permettere il lusso di restare senza api.