È il 9 novembre 1968 quando, per la prima volta nella storia della discografia italiana, un brano interpretato da un gruppo greco arriva al vertice della classifica dei singoli. Si intitola Rain and tears ed è interpretato dagli Aphrodite’s Child, un trio formato dal tastierista Evanghelos Papathanassiou, dal batterista Loukas Sideras e dal cantante e bassista Artemios Ventouris Roussos detto “Demis”.
Figlio del Mediterraneo
Il pubblico italiano conosce così Demis Roussos, un faccione barbuto dalla voce flautata che sa modulare il falsetto arrampicandosi su ottave ardite come se nulla fosse grazie alle tecniche imparate in gioventù nel coro della chiesa bizantina della sua città. Figlio di un greco e di un’italiana ma nato ad Alessandria d’Egitto si è sempre sentito un po’ figlio del Mediterraneo più che di una nazione specifica e per questo parla e canta in un numero impressionante di lingue. La sua è una carriera strana, scandita spesso dalla casualità. La stessa nascita degli Aphrodite’s Child è frutto di una lunga serie di combinazioni che iniziano quando Demis e altri tre amici con la passione della musica decidono, come tanti in quel periodo, di andare a cercare fortuna a Londra. Prima ancora di partire perdono per strada il chitarrista Anargyros Koulouris, detto “Silver”, chiamato a prestare servizio di leva. Partono in tre ma nessuno di loro arriva Londra. Il trio, infatti, viene fermato a Parigi per alcune irregolarità nei documenti e finisce per restare nella capitale francese. Da questo inconveniente del tutto casuale prendono vita gli Aphrodite’s Child. I tre ragazzi trovano rapidamente un contratto discografico e, in pochi mesi, passano dall’anonimato alla notorietà mondiale.
Il grande successo
Dopo un primo disco passato quasi inosservato dal titolo I want to live, infatti, centrano con Rain and tears il grande successo internazionale. La canzone, ricca di echi mediterranei e giocata sulla particolare vocalità di Demis Roussos, deve gran parte della sua efficacia all’arrangiamento di Papathanassiou, che attinge a piene mani al Canone dell’organista tedesco Johann Pachelbel. L’avventura della band continua per un paio d’anni con grandi successi, ma finisce per interrompersi presto a causa delle divergenti opinioni musicali dei suoi componenti. Un album prog mefistofelico e ricco di rimandi esoterici 666 viene pubblicato quando la band non c’è più e capito veramente soltanto alcuni anni dopo. Dopo lo scioglimento ciascuno fa quel che gli viene meglio. Papathanassiou inizia a percorrere le vie della ricerca strumentale con il nome di Vangelis fino a diventare uno dei principali autori di colonne sonore del Novecento mentre le tracce di Lucas Sideras dopo un primo pubblicizzatissimo album finiscono per confondersi con quelle di migliaia di altri buoni musicisti di quel periodo. Demis Roussos, invece, continua come cantante solista sulla strada di un pop raffinato con ottimi risultati. Muore nella notte del 25 gennaio 2015 mentre ad Atene si festeggia nelle strade il trionfo elettorale di Syriza e Tsipras.