Lunedì 12 febbraio seconda tappa della rassegna Inner_Spaces con i concerti di Anthony Child (Surgeon) e la violoncellista Chiara Trentin all’auditorium San Fedele di Milano
Prosegue l’itinerario di ascolto che esplora la tematica delle soglie immersive, ovvero la gradualità del coinvolgimento percettivo e meditativo dell’ascoltatore nello spazio acustico immersivo dell’auditorium San Fedele.
Al centro del secondo appuntamento primaverile con Inner_Spaces, un live set del dj di Birmingham Anthony Child, meglio noto come Surgeon. Il musicista britannico, oltre alla sua lunga esperienza nella scena techno, porta avanti una personalissima produzione di musica sperimentale utilizzando sintetizzatori modulari tra cui il leggendario Buchla Music Easel e recentemente gli strumenti della Soma Laboratory. La ricerca di Child si dirige su due versanti complementari con l’obiettivo di creare un tessuto ambient intimistico e onirico.
Da una parte l’insistenza sulla modalità improvvisativa per raggiungere quel momento musicale unico, in cui l’artista si propone di non intralciare il flusso sonoro che proviene dall’interazione tra l’esecutore e gli strumenti utilizzati e allo stesso tempo, come scrive lui stesso, “abbracciare e celebrare tutti quegli eventi musicali inaspettati che emergono nella performance”. Nell’altro versante, Anthony Child utilizza abbondantemente figure ritmiche di origine minimalista oppure, come nella ammirevole improvvisazione Count to 5 in the Somatic Loop, del 2021, omogenei tessuti composti da sonorità drone nel registro grave, a somiglianza di gran parte della produzione elettronica dell’ultimo Stockhausen, sulla scia di Oktophonie.
Apre la serata Chiara Trentin, la più giovane musicista della rassegna, già sul palco di San Fedele con Francesco Messina per l’esecuzione di Prati Bagnati del Monte Analogo. Questa volta in veste di solista al violoncello elettrico a sei corde con live electronics. Una suite di 35 minuti dal titolo Violoncellula, riprendendo parte del materiale del suo primo CD del 2022, prodotto sotto l’egida del suo maestro, Giovanni Sollima. Scrive la musicista nella copertina del suo disco: “C’è una commistione strutturale tra epoche diverse e una sovrapposizione costante di temi e armonie che vengono dalla musica classica (“IV suite” di J.S. Bach per violoncello solo) e dagli standard jazz (“All the things you are”), anche nell’improvvisazione convivono timbri affini alla tradizione della viola da gamba con le sonorità tipicamente glitch e sound on sound, nel tentativo di espandere le possibilità espressive del violoncello nell’evoluzione dei generi musicali contemporanei”.