Andrea Rivera, cantautore, attore, comico, artista a tutto tondo, è conosciuto soprattutto per i suoi interventi comici nella trasmissione di Serena Dandini, Parla con me e per le sue interviste “citofoniche”. Gli abbiamo citofonato ma non ha risposto, alla fine siamo riusciti a raggiungerlo telefonicamente. Ed ecco la nostra intervista.
Ciao Andrea. Come va, tutto bene?
Ciao, no non va molto bene.
Come mai?
Ma nulla, dico così in generale. Sono solo realista, la gente risponde sempre a questa domanda con un tutto bene, e io allora dico no. Le cose non vanno bene, sono sincero.
Oggi, poi, piove pure.
Ma no, quello è il minimo.
Che succede, cosa c’è che non va?
Mah, che dire. E’ la situazione generale che mi lascia perplesso. Il momento che stiamo vivendo, e non mi riferisco solo alla crisi economica. Stiamo attraversando una crisi di valori, d’identità. Il nostro problema più grande è l’ignoranza, l’ignoranza della gente. A volte quando mi capita di parlare con le persone per la strada mi sembra di essere un extraterrestre. E mi riferisco soprattutto ai giovani. Vivono ad una velocità sorprendente, una realtà di plastica. Molti di loro sono completamente annientati dai social network. Inseguono il nulla.
Tu non usi i social network?
Non li amo, mi definisco un anti-social e credo di essere più sociale essendo anti-social. Mi piace il contatto con le persone, parlare con loro.
Andrea Rivera non ha una pagina Facebook?
Sì, certo che ce l’ha. Uso Facebook, ogni tanto pubblico qualche frase, rispondo a qualche amico. Di amici però ne ho solo 140. Diffido di quelli che ne hanno cinquemila. Ma dico, com’è possibile? E’ un mondo che non mi appartiene. Facebook è diventato il luogo dove ognuno di noi vuole essere protagonista. Il modo compulsivo di pubblicare foto su foto, di far sapere sempre in ogni momento cosa stai pensando o facendo, dove ti trovi, mi sembra una follia. E’ diventato uno sfogo per tutti quelli che si sentono repressi, estromessi dal loro impianto sociale, dal loro quartiere, dai loro amici e allora si rifanno sulle pagine virtuali, attuano la loro rivincita. Ma è una rivincita di basso livello.
C’è anche chi semplicemente voglia di condividere emozioni, sensazioni, ricordi.
Assolutamente. Non voglio demonizzare internet, dico solo che mi sembra, da quello che vedo, che se ne fa spesso un uso sbagliato. E’ diventato una seconda televisione che attua lo stesso sistema. E che in fondo non è così democratico come crediamo. E molte volte dietro c’è il nulla.
Le cose possono migliorare secondo te?
Non sono molto ottimista. La gente va troppo veloce dimenticando spesso le cose piccole, i dettagli che sono e dovrebbero essere importanti. C’è tanta superficialità. Non ci informiamo, non leggiamo. L’altro giorno, per esempio, parlavo con una ragazza e mi sono stupito che non sapeva chi fosse Francesco Nuti. Voglio dire che corriamo dietro alle cose che ci propinano la televisione, i reality, le meteore del momento, ma non approfondiamo le cose. Io stesso sono una persona che avrà letto forse cento libri nella sua vita, non di più. Non lo so, non capisco cosa si stia inseguendo.
Qual è l’ultimo libro che hai letto?
Lettere luterane di Pasolini e ora sto leggendo Cabaret mistico di Jodorowski, bellissimo e che ti consiglio. Un libro pieno di comicità e ironia. Adoro l’ironia.
Comicità e ironia sono le tue armi di battaglia. Tu nasci come artista di strada. Sei prima di tutto un musicista, come sei arrivato alla televisione?
Sì, ho iniziato ad esibirmi in strada e dopo sette anni ho cominciato a fare degli spettacoli al teatro Belli. Nel 2004 ho ricevuto il premio Gaber e poi la TV, dove sono arrivato grazie ad una videocassetta.
E hai iniziato a lavorare alla fortunata trasmissione “Parla con me” con Serena Dandini.
Sì, esatto. Ora sto lavorando all’Arena con Massimo Giletti. L’esperienza con la Dandini è stata importante, mi piacerebbe lavorare di nuovo con lei. Quest’anno sono dieci anni dal mio debutto in TV.
Stai lavorando a qualche altro progetto?
Sto finalmente ultimando il mio nuovo disco che spero uscirà a dicembre. Un lavoro lunghissimo, durato più di un anno e mezzo. Una lunga gestazione, servirebbe un parto cesareo, come dico io. Purtroppo non posso anticiparvi nulla. Posso solo dirvi che ancora stiamo dibattendo sul titolo, abbiamo tante idee ma ancora nulla di definitivo.
Il titolo è importantissimo.
Sì, è importante certo, ma per me non è così fondamentale, l’importante è il contenuto. Una cosa che mi dispiace è che la maggior parte delle persone mi conosce più per i miei lavori in TV che come musicista.
E invece Andrea, tu hai scritto più di cinquanta canzoni.
Sì, figurati non me le ricordo neanche tutte a memoria.
Come non te le ricordi? C’è n’è una che ricordi dall’inizio alla fine?
Vediamo, ricordo Walter Veltroni Beach e sicuramente un’altra che ora non ricordo…
Non ti ricordi quale ti ricordi…
Beh, mi piace ricordare le emozioni, non le cose a memoria. Ne ho scritte molte e sai, in alcune ci sono anche dei riferimenti al verde, all’ambiente.
A proposito di questo, quanto è green Andrea Rivera?
Amo la natura, la rispetto. E’ un valore che mi ha trasmesso mio padre. Da piccolo mi portava in montagna, a raccogliere funghi. Ho la fortuna di avere una casa in Toscana che i miei genitori hanno acquistato tanto tempo fa e alla quale sono molto legato. Sai quando vai a cercare i funghi ci sono tante piccole regole che devi rispettare, devi stare attento a non rovinare l’ambiente. Cosa che molto spesso le persone non fanno. La montagna mi piace molto ma penso di essere più un tipo marino, impazzisco per il mare. La natura ha sempre fatto parte di me, da quando sono piccolo. Abitavo nella zona di Roma Nuovo Salario. All’epoca era praticamente campagna, c’era tantissimo verde intorno. Ricordo che noi giovani giocavamo sempre all’aria aperta, a biglie, ci scambiavamo figurine. Quello che manca ai bambini di oggi è la possibilità di stare fuori, all’aperto. Sono molto legato a quei luoghi, mi ricorda la campagna romana.
Oggi Roma purtroppo è molto cambiata da questo punto di vista, non credi?
Purtroppo sì. Oggi il verde in città lo usiamo per portare i cani a spasso. Che è bellissimo, per carità. Anche io ho un cane, Pigna. Però quello che voglio dire è che quando passeggiamo per la città non ci soffermiamo mai a guardare un fiore o un albero. Non ne conosciamo neanche i nomi. Non siamo abituati ad essere curiosi verso le piante. Secondo me la botanica si dovrebbe insegnare nelle scuole, non è solo in punto di morte che si dovrebbero amare le piante.
Ami molto le piante?
Tantissimo, ho un piccolo giardino 4×4, una Panda praticamente… Ho delle piante rampicanti, un albero di cachi. Figurati che ho passato tutta l’estate a Roma per innaffiare i gerani di mia madre.
Andrea, se dovessi fare una domanda citofonica agli italiani sull’ambiente, cosa chiederesti?
Citofonerei sicuramente al sindaco Marino e gli chiederei: com’è possibile che per fare la metropolitana si debbano distruggere dei giardini e ricoprirli di cemento? Penso a quello che è stato fatto a Piazza Conca D’Oro, hanno devastato una piazza storica. Un vero scempio.
Andrea Rivera cosa riciclerebbe di sé e cosa invece butterebbe via senza esitazioni?
Sicuramente riciclerei le mie canzoni, le trasformerei in un quadruplo CD con i miei pezzi migliori e peggiori. Di me, invece, butterei via il mio essere troppo polemico. E’ che mi viene spontaneo, primo perché sono dell’ariete, secondo perché faccio questo lavoro e, in ultimo, perché sono sempre stato un rompiscatole.
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