Home C'era una volta André Claveau, il Principe della “Chanson de charme”

André Claveau, il Principe della “Chanson de charme”

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Il 17 dicembre 1911, nasce André Claveau, anche se qualche biografia corretta da uffici stampa un po’ compiacenti sposta la sua nascita al 1915.

Il canto, una passione

Figlio di un tappezziere viene presto indirizzato verso studi attinenti alla professione del padre. La sua passione segreta è, però, il canto. L’elemento decisivo è rappresentato da “Premières chances”un concorso per cantanti dilettanti organizzato dalle poste parigine nel 1936 al quale partecipa più per gioco che per ambizione. Canta la canzone Chez moi, il pubblico l’applaude calorosamente e la vittoria è sua. Da quel momento inizia la sua carriera musicale e la sua corsa verso il successo che, come lui stesso ha raccontato, non è arrivato improvvisamente, ma si è costruito passo dopo passo. Per un paio d’anni si esibisce nei locali notturni accompagnato dal suo amico pianista Alec Siniavine mentre il suo nome pian piano cresce d’importanza sui manifesti che annunciano i protagonisti della serata. Tra i protagonisti della notte parigina con all’attivo récital nei locali più prestigiosi e conosciuti come il Mogador, il Pacra e l’Européen, quando la capitale viene invasa dalle truppe d’occupazione con la croce uncinata sugli stendardi non cambia le sue abitudini. Non è tra le persone che si accalcano ai bordi delle strade per applaudire i nuovi padroni, ma non è neppure tra coloro che sono disposti a rinunciare alla carriera pur di non essere complice. Come una parte degli artisti della sua generazione fa finta di non occuparsi di politica e continua a lavorare come se niente fosse. Non ha particolare simpatia per gli occupanti e i loro manutengoli francesi, ma non per questo pensa sia un suo dovere opporsi

Un collaborazionista perdonato

Amato per la sua voce, ma soprattutto per le sue straordinarie performances radiofoniche, quando i nazisti occupano la Francia abbozza e diventa uno degli animatori della principale radio di propaganda degli occupanti e del governo da loro insediato. Con la Liberazione Parigi si libera di un incubo e comincia a fare i conti con se stessa e con coloro i quali hanno collaborato con l’occupante tedesco. La sua unica difesa è l’ammissione di una colpa inconsapevole. La corte incaricata di giudicarlo prende per buona questa impostazione e decide di non infierire. Condannato per collaborazionismo, dopo aver scontato la pena di un periodo di interdizione dall’attività artistica, torna a esibirsi e, a differenza di altri artisti di quel periodo, viene perdonato dal pubblico che l’accoglie con l’affetto di sempre. In Italia il grande pubblico si accorge di lui relativamente tardi, nel 1958, quando con la canzone Dors, mon amour, vince inaspettatamente l’Eurofestival o, se lo si vuole chiamare con il suo nome completo, il Festival della Canzone Europea al quale partecipano gli artisti dei vari paesi dell’Europa televisiva collegata dall’Eurovisione. All’alba degli anni Sessanta anche in Francia arrivano gli echi della rivoluzione del rock and roll mentre una nuova generazione di chansonniers sta approdando al successo. A differenza di altri artisti che tentano di adeguare il proprio stile, André Claveau preferisce diminuire il suo impegno fino a ritirarsi definitivamente dalle scene. Lui, che è stato accusato di aver saputo adattarsi quasi con indifferenza a ogni mutamento, di fronte al tempo che passa preferisce evitare riciclaggi stilistici che non gli appartengono. «Io credo di essere soltanto il cantante della mia generazione». Si ritira e se ne va in campagna a ritemprare lo spirito e il fisico. Non torna più sulle scene fino alla morte che lo coglie a novantun anni in quel di Agen il 4 luglio 2003.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".