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Amazzonia, CO2 contro la deforestazione

co2 contro deforestazione

La Co2 può essere utilizzata anche contro la deforestazione in Amazzonia. E’, infatti, grazie ad una mappatura della stessa che i ricercatori della Carnegie Institute for Science hanno identificato e rilevato le zone più a rischio nel polmone della Terra. La ricerca è stata pubblicata su Proceedings of the National Academy of Science.

Una mappa di Co2 contro la deforestazione

La mappatura della Co2 è efficace proprio nella lotta ai cambiamenti climatici poiché indica con una certezza scientifica quali sono le zone da preservare proprio perché hanno una maggiore densità di anidride carbonica. I ricercatori, infatti, riescono a calcolare la quantità di anidride carbonica stoccata nelle foreste.

La mappatura realizzata è ad altissima definizione e la quantità di anidride carbonica si può osservare nel particolare ettaro per ettaro, al momenot, sui 128 milioni di foreste del Perù. La mappa è stata realizzata grazie alla tecnologia ora consentita dall’uso dei satelliti che riesce a guardare la terra con aree tematiche e svela non solo quanto il nostro pianeta stia cambiando ma anche quanto sia a rischio potenziale. Ma proprio questa nuova tecnologia è un utilissimo strumento di prevenzione.

In Perù stoccate quasi 7 miliardi di tonnellate di CO2

In Perù, per esempio, osservando dall’alto le aree a rischio si nota che la quantità di Anidride carbonica varia da zona a zona: si fa vicina allo zero vicino alla costa per raggiungere le 150 tonnellate ad ettaro prorio nel cuore della foresta. Secondo il Guardian, nelle foreste peruviane sono stoccate quasi 7 miliardi di tonnellate di C02, un livello superiore alla quantità di carbonio prodotta dagli Usa nel 2013 (5,38 miliardi).

Gli scienziati non mancano di lanciare l’allarme: un miliardo di tonnellate di CO2 stoccate in Perù rischiano di venire rilasciate nell’atmosfera e proprio a causa della deforestazione selvaggia.  Dagli stessi arriva, però, anche una buona notizia: 30 milioni di ettari di nuove aree protette potrebbero stoccare fino 3 miliardi di tonnellate di carbonio. I ricercatori sottolineano, anche, che questo approccio tecnologico può essere utilizzato in tutti i campi e, naturalmente, adottato come strumento di ricerca fondamentale per acquisire informazioni sullo “stato” dei luoghi e per poter, naturalmente, intervenire.

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