Diverse le manifestazioni in programma per ricordare un evento storico che a segnato questo territorio indelebilmente. Sono molto grata al VII Municipio ed al suo Presidente Francesco Laddaga per essersi ricordato anche del mio libro che ha narrato tra i primi, nel 2005, le memorie autobiografiche di Sisto Quaranta e Augusto Gro, deportati dal quartiere Quadraro il 17 aprile 1944. Il libro, rieditato per Edilazio nel 2013, riporta una presentazione di Aldo Pavia, con interventi sulla storia del territorio di G. Giannini, P. Grella, A. Palumbo e un’intervista a Lorella Ascoli, figlia di Michele Ascoli, un ebreo tra i deportati al Quadraro.
Appuntamento venerdì 19 aprile 2024 ore 18,00 presso APS “La Torretta” – Piazza dei Consoli, 1. Intervengono: Francesco Laddaga, Presidente VII Municipio, Carla Guidi, scrittrice e autrice del libro “Operazione balena”, Aldo Pavia, Vice presidente ANED. Introduce: Massimo De Simoni, Presidente Associazione Etica
Il titolo del libro è proprio “Operazione balena – Unternehmen Walfisch” il nome in codice dell’operazione ideata e diretta dallo stesso Kappler che il 17 aprile del ’44 fece completamente circondare dalle SS e da fascisti armati persino di lanciafiamme, alle 5 del mattino, l’allora borgata Quadraro, essendo il quartiere noto come covo di partigiani, ricettacolo di renitenti alla leva, sabotatori ed oppositori al regime.
Il progetto iniziale sembrava essere la loro eliminazione, ma il piano si risolse nella deportazione, facevano più comodo lavoratori da sfruttare, ricordati successivamente insieme a moltissimi altri, come “gli schiavi di Hitler. Dal Quadraro furono prelevati 947 maschi tra i 16 ed i 55 anni, secondo il racconto di Sisto Quaranta, testimone e vittima del rastrellamento. Da lì, in condizioni penose, furono portati al Campo di concentramento di Fossoli, come prigionieri politici con il triangolo rosso appuntato sul petto.
C’è da dire che quando ho iniziato a scriverlo questo libro, di questo importante episodio se ne era persa memoria al di fuori del quartiere, invece poi, nel 2004 quel quartiere è stato finalmente insignito con la medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica e molto altro è successo, mentre soprattutto Sisto Quaranta si è sempre prodigato al massimo rinunciando spesso a giorni di meritato riposo, per recarsi nelle scuole ed altre istituzioni, per parlare con chi non c’era e non sapeva, dimostrando estrema disponibilità di tempo e di modi.
Pochi mesi dopo la morte di Sisto Quaranta, avvenuta a 93 anni, nel 2017, l’artista David Diavù Vecchiato gli ha dedicato un murale in via Decio Mure, sotto la salita del Quadraro, a pochi metri dalla fermata della metropolitana Porta Furba. Il 27 gennaio 2024 anche una pietra d’inciampo lo ricorda.
In questo libro (terza edizione riveduta ed ampliata per Edilazio 2013) c’è un’ampia documentazione/descrizione degli anni del fascismo, della guerra e dell’episodio del terribile e massiccio rastrellamento di uomini avvenuto nel quadrante sud-est della capitale, denominato VIII Zona; poi la descrizione della permanenza dei prigionieri nei campi di concentramento prima e di lavoro poi, fino al ritorno dei reduci alle loro case, ma non solo. In questa terza edizione il libro vuole rispondere ad una richiesta ulteriore della memoria: il recupero di maggiore integrazione con il sociale ed una maggiore conoscenza del territorio stesso. Per Memoria si intende quindi non solo conoscere e riconoscere i fatti storici accaduti là dove si abita, ma anche la conformazione geologica del terreno ed i motivi per cui, chi lo ha abitato, abbia lasciato determinate trasformazioni e determinate strutture, archeologiche che spuntano ancora dal suolo e, fortunatamente, hanno salvato parte della campagna circostante dalla selvaggia speculazione edilizia, permettendo alla popolazione che abita oggi il quartiere più popoloso d’Europa, di avere un’identità di riferimento ed un polmone verde che conserva a sua volta, una sua peculiare biodiversità.
Al libro è allegato un CD sulle principali emergenze archeologiche e le zone più interessanti del quartiere Quadraro, fatto oggetto di iniziative culturali ed artistiche.
Le foto sono di Valter Sambucini– www.valtersambucini.it
Volendo parlare di Memorie, e di cose da dire ce ne sarebbero moltissime, molte potrebbero essere una ripetizione angosciosa di appelli alla ragione, alla consapevolezza, alla responsabilità di tutti … Allusioni fin troppo esplicite all’identità negata, l’Italia più di ogni altro paese emblema della cultura mediterranea, paese desiderato e meta storica di predazioni, passate e presenti, un paese parcellizzato da secoli che improvvisamente, ritrovata da poco la sua compattezza unitaria, si abbandona all’idillio imperialistico e colonialista, si innamora di un capo carismatico (che diventa un modello per altri imperialismi), delega con un atto di sottomissione a quel grande attore, la propria capacità deliberativa.
La democrazia è difficile e costa fatica, ma è l’unica strada percorribile della maturità di un popolo. E questa nostra democrazia è stata pagata con troppe vite per dimenticarne il valore fondante, gli orrori di alcuni sono stati riscattati col sangue di altri.
Io appartengo alla generazione del dopoguerra, ma devo dire che fin da piccola la tragedia passata la sentivo nell’aria anche se non se ne parlava, e la notte sognavo cumuli di cadaveri…Qualche raro documentario devo averlo visto in TV, ma la percezione della terribile verità taciuta mi è stata da sempre vicina come un fantasma e la paura ha accompagnato molti anni della mia esistenza, paura ingigantita dall’assenza di un nemico visibile che le mie ancora immature capacità intellettuali non riuscivano a definire, anche se questo non mi ha impedito poi di partecipare in prima persona alle lotte politiche di quegli anni. La paura è sempre stata una grande arma del potere, come l’umiliazione, il ricatto, la violenza … la confusione derivante dalla diffusione di notizie contraddittorie…
Vorrei citare Franco Fornari, colui che ha rotto la tradizionale separazione che ha caratterizzato in Italia il rapporto fra psicologia e psicoanalisi, fra sperimentazione e clinica. I suoi scritti approfondiscono la dimensione psicotica originaria dell’uomo sia in riferimento allo sviluppo psichico, sia riguardo al trattamento della schizofrenia e della depressione, la dinamica dei gruppi e la conflittualità sociale, inoltre ha studiato i processi umani di base, la natura infantile, come in difetto di simbolizzazione, il primato degli impulsi distruttivi nel comportamento. In “Psicoanalisi della guerra” egli afferma che la guerra originerebbe dalla proiezione all’esterno di un pericolo interno e dalla negazione e alienazione della morte in un’entità esterna persecutrice, che occorre distruggere per poter sopravvivere.
In poche parole un difetto di simbolizzazione ci impedirebbe di prevedere e procurarci una società più giusta, più equilibrata ed infine, più funzionale per noi e per la Natura che stiamo stupidamente distruggendo. Noi esseri umani siamo evoluti psichicamente poco più della scimmia, ma abbiamo in mano armi di distruzione e tecnologie potentissime e con queste, l’unica cosa che sappiamo veramente fare bene, con la scusa dell’economia, è torturare e distruggere i nostri simili.
Negli anni ’60 si parlava della Morte dell’Arte, moriva forse come era già morta la Poesia nei Campi di concentramento, secondo l’ammonimento lanciato, all’inizio degli anni Cinquanta, da Theodor Adorno? – Dopo Auschwitz, è barbaro scrivere poesie. È barbaro trarre piacere estetico dalla rappresentazione artistica della nuda, corporea sofferenza di quanti sono stati uccisi … Così tale sofferenza è quasi trasfigurata e deprivata di parte del suo orrore, e con ciò alle vittime è resa l’ennesima ingiustizia. –
Era la voce attraverso di lui della coscienza sporca di un’intera civiltà che aveva riscoperto la sua non sopita barbarica e sistematica ferocia, di fronte alla quale sembrava sparire per sempre ogni simbolismo. A lui però aveva risposto Paul Celan, con il poema Todesfuge, opponendo quindi una vera e propria Resistenza a questa condanna, un tentativo disperato ma lucidissimo e soprattutto onesto, di trasformare questo orrore assoluto in immagini e linguaggio.