Il panorama del mondo moderno, iperconnesso e dai ritmi vorticosi, si fa sempre più complesso oltre che ricco di sfide urgenti e non più rinviabili come quelle che riguardano in primis l’inquinamento e il cambiamento climatico.
Senza dimenticare un mantra green che ha conquistato anche le giovani generazioni, ovvero la necessità di fermare o almeno iniziare a ridurre lo sfruttamento indiscriminato delle risorse ambientali. Diventa sempre più urgente trovare delle soluzioni per invertire la tendenza della ‘cultura del consumo’ (e dello spreco) che devono riguardare anche l’ambito dell’agricoltura sostenibile e della green economy in generale.
C’è un concetto virtuoso che merita un surplus di attenzione ed è quello che ruota intorno a una realtà molto particolare: l’ecovillaggio. Si tratta di una comunità all’interno della quale le regole puntano a un’esistenza il più possibile armonica con la natura, dove anche la casa deve essere costruita in modo consapevole e rispettoso dell’ecosistema circostante.
Agricoltura sostenibile, nell’ecovillaggio i principi
di sostenibilità
Con una regola aurea, che punta alla conservazione del pianeta e alla sopravvivenza dell’umanità: nell’ecovillaggio i principi della sostenibilità sono l’Abc e, in particolare, per la produzione degli alimenti si ricorre all’agricoltura biologica. Proprio quest’ultimo sta diventando un mercato sempre più apprezzato a livello globale, dal momento che il primo passo verso un cambio nello stile di vita è legato alla consapevolezza riguardo l’importanza della qualità dei cibi.
Quelli che provengono da coltivazioni naturali e biologiche possono beneficiare di un ottimo sigillo di garanzia in questo senso. Lo scenario bucolico che si lega ai panorami del mondo agricolo è da sempre in grado di emanare inoltre un fascino atavico. Il ritorno all’agricoltura è ormai qualcosa più che una semplice idea di fuga dallo stress quotidiano. L’agricoltura con i suoi ritmi delicati e vorticosi allo stesso tempo identifica uno stile di vita al centro del quale anche i macchinari hanno la loro importanza. Le distese verdi, i campi arati oppure le balle di fieno movimentate dalle forche per trattore intercettano una necessità reale che racconta di nuove (e antiche) strategie economiche applicate alla struttura sociale. La modernità, distratta e inarrestabile, ha relegato la natura a un ruolo marginale e di spettatrice del progresso: il problema ecologico è incombente e inevitabile, richiede con urgenza un approccio diverso e l’esempio dell’ecovillaggio risulta virtuoso.
Tecnologia, consumi e perché limitarli
L’uomo moderno ha bisogno di ripartire da un concetto basilare: è solo una tra le tante creature presenti sul pianeta. Questo implica la necessità di tornare a convivere con la natura, ridimensionando la prepotenza della tecnologia e i consumi senza limiti (che sono le premesse per l’autodistruzione).
Quando si parla di un’agricoltura ‘sostenibile’ il riferimento è a tutte quelle pratiche che rispettano e preservano la risorsa ambientale, tutto l’opposto dell’agricoltura ‘intensiva’ con i suoi pesticidi e lo sfruttamento scorretto del suolo. Con un’agricoltura sostenibile sarà possibile ottenere delle produzioni che siano vantaggiose per gli agricoltori da un punto di vista economico e di qualità della vita, oltre che rispettose della natura. Inoltre i cibi sono più genuini e mantengono inalterato il loro sapore.
Mentre, invece, un’agricoltura non sostenibile potrà minacciare la varietà delle specie viventi sulla Terra oltre che impoverire i contadini (le terre potrebbero essere legate alla coltivazione di un’unica specie vegetale su vasta scala). E’ possibile indicare tra i vantaggi dell’agricoltura sostenibile le ridotte emissioni di Co2, dovute a un più basso ricorso ai combustibili fossili per le lavorazioni.
Ci sono poi dei risparmi per quanto riguarda le attività di concimazione, inoltre le pratiche di agricoltura sostenibile sono in grado di assicurare la corretta conservazione della fertilità del terreno nel corso del tempo.
Per quanto riguarda in particolare i modelli di agricoltura che risultano essere i più diffusi sul territorio italiano – e che fanno tesoro di queste tecniche sostenibili mettendole in pratica – è possibile fare riferimento all’agricoltura biodinamica e a quella biologica.
Nel primo caso il principio che guida le singole operazioni e attività è quello di arricchire e sanare l’ambiente (oltre che, naturalmente, offrire all’uomo un’alimentazione migliore e più sana) ruotando intorno a un concetto anche spirituale, che identifica il suolo e la vita che nasce su di esso come un unico sistema. La seconda tecnica invece si basa su pratiche ‘classiche’ e tradizionali come la fertilizzazione organica e le rotazioni delle colture per arricchire il terreno e combattere i parassiti, inoltre esclude l’impiego di organismi geneticamente modificati.