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Agricoltura sostenibile in Nepal, l’associazione Asia coltiva il cambiamento

Nepal Asia agricoltura sostenibile

ASIA, l’organizzazione non governativa italiana che opera in ambiente Himalayano da quasi trent’anni, e in Nepal dal 1996, promuove e sostiene a livello urbano e periurbano  movimenti e idee utili alla conversione verso una agricoltura sostenibile che, lungi dal rappresentare qualcosa di innovativo, richiama a “saperi” tradizionali e soprattutto locali.

Agricoltura sostenibile in Nepal, l’associazione ASIA al lavoro per la conversione

In Nepal, paese Himalayano per antonomasia, a seguito di più di un ventennio di pressioni da parte delle multinazionali (indiane e occidentali) per l’utilizzo di sementi ibride e di fertilizzanti e antiparassitari chimici, si sente forte la necessità di innescare una conversione verso una agricoltura sostenibile.

In questo contesto aggravato lo staff locale dell’associazione italiana ASIA, in stretta collaborazione con i colleghi nella sede principale ubicata nel nostro paese, ha continuato a svolgere le attività del progetto finanziato da Fondazione Cariplo, comune di Milano, Regione Lombardia (grazie al fondo di finanziamento Nutrire il Pianeta) e dai fondi dell’otto per mille della Chiesa Valdese,  circa la promozione ad un ritorno a pratiche e saperi agricoli tradizionali, soprattutto per quelle fasce di popolazione urbana e peri-urbana più povere.

In Nepal, il modello di produzione agricola si basa sulla piccola o piccolissima proprietà, spesso collocata su territori caratterizzati dalla difficile topografia e dal complicato accesso alle risorse idriche.

L’agricoltura sostenibile di modello tradizionale

L’80% della popolazione vive di agricoltura, praticata e confinata al ruolo di sussistenza: i programmi governativi che hanno puntato all’aumento dell’efficienza e della produttività hanno fallito, da una parte per le difficoltà tecniche connesse alle caratteristiche del territorio, caratterizzato da pendenze medie elevatissime e dinamiche idrologiche molto aggressive, dall’altra e soprattutto perché il modello di produzione industriale, con largo ricorso a fertilizzanti e pesticidi, non rappresenta effettivamente una potenzialità per tali contesti produttivi, nei quali il suolo molto sottile e la polverizzazione della proprietà fondiaria non consentono di beneficiare di sistemi agricoli industriali.

Le conseguenze si riflettono in un insostenibile ed intensivo utilizzo della terra, in allarmanti fenomeni di erosione accelerata, in diffusissime e puntuali emergenze di inquinamento dovuto a fertilizzanti chimici, pesticidi e anticrittogamici ed in un conclamato calo delle produzioni. Le politiche di promozione di sementi OGM o ibridi, e quindi la promozione dell’utilizzo della chimica industriale (per molti anni promossa dal Governo Centrale in complicità con multinazionali, e sostenuto da incentivi statali), stanno sempre più mostrando i propri limiti e i piccoli agricoltori nepalesi, rurali ma anche urbani, stanno volgendo lo sguardo verso una agricoltura sostenibile di modello tradizionale.

Oltre ad un ingente ammontare di danni a case, strade e campi, e ovviamente all’incredibile numero di vittime, il terremoto del 25 aprile 2015 in Nepal, ha aggravato la situazione agricola e la dipendenza del popolo nepalese da interessi economici globali.

In Nepal l’80% della popolazione vive di agricoltura, ma l’imponente uso di fertilizzanti e pesticidi chimici causa effetti dai quali è difficile tornare indietro, per l’uomo e per l’ambiente. Molte persone hanno riportato patologie al fegato, ai reni, all’intestino e l’ecosistema è condannato all’inquinamento, all’erosione accelerata e all’impoverimento del terreno. E nel Distretto di Kavrepalanchok, nel sud del Nepal, dopo il terremoto la situazione è peggiorata. Per molti l’acquisto e la produzione di cibo è diventata una sfida quotidiana. Da un anno ASIA sostiene le famiglie nepalesi attraverso la creazione di orti urbani, semi-urbani e di piccole cooperative per valorizzare le tecniche agricole tradizionali di permacultura e favorire il recupero di varietà agricole locali ad alto valore nutrizionale e a rischio estinzione.

Roof gardening e orti urbani verso una agricoltura sostenibile

Ora abbiamo bisogno di aiutare queste famiglie a creare delle serre dove verranno custoditi e prodotti sementi e ortaggi locali per il proprio fabbisogno alimentare e anche per generare nuovo reddito attraverso la loro vendita. Gli orti e le serre “green” sono una valida alternativa ad un’agricoltura intensiva basata su fertilizzanti e pesticidi chimici, agli OGM e alla prevaricazione delle multinazionali.

Oltre ad attività di formazione per mettere in atto pratiche da agricoltura sostenibile (soprattutto permacultura, qui inteso anche come pratiche “colturali permanenti storicamente all’interno della stessa cultura nepalese”), si è insistito molto sull’accettazione da parte delle autorità locali preposte di questo modello sostenibile di produzione alimentare. Oltre la coltivazione in piccoli orti urbani tra una palazzina e l’altra, si è insistito molto sul “roof-gardening”, ovvero la coltivazione in vaso sui tetti e sui terrazzi delle case.

Queste attività, che seguono i principi della agricoltura sostenibile e della permacultura, sono state proposte anche sul territorio Lombardo attraverso a seminari di permacultura (nell’estensione del parco Milanese di Teramo-Andrea Campagna, vicino alla Stazione di San Cristoforo), a lezioni e laboratori nelle scuole elementari e medie di Milano (grazie al partner ELIANTE) e Brescia (grazie a MAREMOSSO-CAUTO) per collegare attraverso un filo verde, due realtà urbane molto lontane ma con esigenze e problematiche che spesso possono essere analoghe.

Si parla spesso di agricoltura sostenibile sia in Italia che in altri paesi europei. I dibattiti e le tematiche vertono più che altro intorno a modelli occidentali, esperienze e storie di concittadini che (ri)-tornano a seguire stili di vita bucolici e agricoli e provenienti da un mondo passato. Ma cosa succede in altre parti del mondo, quelle magari più povere, dove non vi è un vero e proprio “ritorno” a questi stili di vita sostenibili in quanto questi modelli di vita non sono mai stati abbandonati?

Chi è ASIA

ASIA – Associazione per la Solidarietà Internazionale in Asia – è una Ong fondata nel 1988 dal prof. Namkhai Norbu. Impegnata nei paesi della fascia himalayana con progetti di salvaguardia dell’identità e del patrimonio culturale, promuove processi di sviluppo economico, sociale e sanitario che pongono al centro le popolazioni locali con le proprie risorse umane, culturali ed ambientali. In tanti anni di esperienza ASIA ha aiutato oltre 500.000 persone in Tibet, Cina Occidentale, India, Nepal, Mongolia, Myanmar e Sri Lanka.

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