A Vignolo, in Valle Stura, una casa di legno e vetro emerge dal terreno come un germoglio perfettamente integrato nella bellezza dei boschi di faggi, castagni e betulle nei quali è immerso. In lontananza, la splendida cornice dei monti Bisalta e Monviso, di fronte la vista di una vallata. Esempio straordinario di architettura sensibile al paesaggio, l’edificio ha trasformato le limitazioni imposte dalla conformazione del terreno in opportunità di bellezza. E’ così che la struttura casa, completamente immersa nel verde, è stata sovvertita, sabotata affinché la natura fosse libera di entrare e far parte di essa.
“Volevamo catturare in ogni stanza, soprattutto nel lungo ambiente del soggiorno e della cucina le forme fluide della natura che ci circonda” – raccontano i proprietari Emiliano e Lorena, terza generazione di una famiglia che lavora e commercia funghi e tartufi”.
“La casa appoggia delicatamente sulle morbidezze del pendio – spiega l’architetto Dario Castellino – senza invadere o opprimere, anzi come fondendosi con il terreno. Avremmo potuto contenere il terreno con terrazzamenti in cemento armato, ma non era certo questo l’obiettivo, volevamo piuttosto che il disegno valorizzasse il territorio e che il verde avvolgesse la casa”.
La casa è nata su una porzione di terreno originariamente occupata da due strutture il cui profilo – insieme a quello dell’antico casolare in mattoni che è stato recuperato – è stato mantenuto nei tetti a due falde dei due corpi rettangolari che compongono l’abitazione: una a sud, caratterizzata da lunghe vetrate e destinata alla vita di giorno, l’altra più a nord, ad accogliere le camere da letto e collegata alla prima da un passaggio che costituisce un corpo centrale chiuso allo sguardo esterno e dove si trovano i servizi accessori, come i bagni e la lavanderia.
L’ispirazione del progettista prende spunto sia dalla passione del proprietario Emiliano per l’architettura delle case giapponesi sia dalle caratteristiche forme delle case di montagna. Dall’ispirazione di matrice orientale, l’edifico deriva la delicatezza e l’equilibrio quasi filosofico della struttura che non si impone, ma si adegua al paesaggio adagiandosi docilmente sul pendio della vallata. Tre lunghe pareti di vetro nel corpo dell’edificio accolgono tutta la luce – e l’ombra – della collina “senza il bisogno tutto occidentale di snidare con lampade sino all’ultima particella d’ombra” come scriveva lo scrittore giapponese Junichiro Tanizaki.
Dall’ispirazione di matrice alpina, nascono le lunghe travi in legno inserite sulle due pareti per collegare le testate delle travi che si appoggiano su di esse e per ripartirne il carico. Il soggiorno è una lunga navata che conduce alla cucina, aperta sul terrazzo che s’affaccia su campi interminabili e dove, di nuovo, è stata scelta una soluzione che non ferma lo sguardo: una ringhiera sottile di cavetti d’acciaio su una struttura che appare letteralmente sospesa in aria. Il Giappone ritorna nelle portefinestre scorrevoli che come shoji – pannelli verticali montati su scanalature nel pavimento e nell’architrave – consentono una relazione ininterrotta con gli spazi esterni, dai quali non si dividono mai completamente.
Un pergolato in ferro battuto unisce la struttura principale all’antico cascinale completamente ristrutturato che conferisce all’abitazione un tocco di originalità e tradizione grazie al suo tetto rifatto con i tronchi dei vecchi edifici, ripuliti e restaurati come i mattoni e gli infissi, tornati a nuova vita.
Con lastre di fondazione isolate a prova di radon[1], materiali isolanti come sughero e fibra di legno certificata IBR (Institute für Baubiologie Rosenheim), pareti traspiranti in legno che innescano una ventilazione naturale attraverso il continuo scambio di umidità con l’ambiente esterno, resine come colle naturali, sistemi di ventilazione meccanica controllata per mantenere un’alta qualità dell’aria espellendo quella viziata e immettendone di nuova dopo averla preventivamente filtrata dagli inquinanti, le case Rubner Haus sono l’ultima frontiera di un’esperienza di oltre 55 anni in cui la tradizione e le più moderne tecnologie diventano scienza del costruire in legno nel rispetto della salute e del benessere delle persone e dell’ambiente.
Rubner Haus è la società del Gruppo Rubner specializzata in case mono e bifamiliari. La sostenibilità e la responsabilità ambientale sono una caratteristica del brand, intimamente connessa alla sua materia prima: il legno, materiale naturale ed ecosostenibile al 100%. Il legno Rubner, in particolare, proviene da zone alpine a deforestazione controllata che si estendono per 150km nei dintorni della segheria del gruppo in Austria. A ora, RUBNER HAUS ha realizzato più di 25.000 edifici.
[1] Il radon è un gas radioattivo di origine naturale che si forma nel terreno per il decadimento radioattivo dell’uranio presente nelle rocce. Negli ambienti chiusi, soprattutto in locali a contatto con il terreno, il radon può concentrarsi raggiungendo concentrazioni anche molto elevate in caso di ridotto ricambio d’aria. Il radon ed in particolare i suoi figli (prodotti di decadimento) sono importanti dal punto di vista della tutela della salute in quanto decadendo emettono particelle alfa e beta, che sono radiazioni ionizzanti. Soprattutto le particelle alfa sono caratterizzate da un’elevata energia ed efficacia biologica. Inalati, il radon e soprattutto i suoi figli che si depositano sul tessuto polmonare come elementi solidi, causano un irraggiamento delle cellule epiteliali, in particolare nella regione bronchiale e possono provocare il cancro polmonare.