Home Punti di vista Massimo Bagnato: «Consumare meno per me significa qualità»

Massimo Bagnato: «Consumare meno per me significa qualità»

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Massimo Bagnato

Massimo Bagnato, romano, classe 1972. Comico e imitatore esordisce in TV al Maurizio Costanzo Show e conquista subito l’affetto del pubblico con la sua semplicità e raffinatezza. Doti preziose per un comico. Mai volgare, Massimo riesce a coinvolgere il suo pubblico con monologhi ricchi di humour e con le sue “non battute”. Famoso per la sua comicità nonsense e per il giochino del braccio, quello che ogni volta gli spettatori sono sollecitati ad alzare alle sue bizzarre richieste.

Massimo, prima di tutto una curiosità sul tuo nome. Tu sai che la parola umorismo deriva dal latino “humorert-em” o ”umorert-rem” cioè umidità, liquido e che si avvicina al greco “yg-ròs” cioè bagnato? E’ singolare, come se in qualche modo il tuo destino fosse già scritto. Ma conoscendoti un po’, forse lo hai scelto tu…sbaglio?
No, no, è il mio nome vero, mio padre si arrabbierebbe! Lo sai che in effetti non ci avevo mai pensato? E’ proprio il caso di dire “in nome omen”. Dovrei scegliermi un finto nome vero e utilizzare il mio come nome d’arte! Ma il mio mi piace molto, se ci fai caso, Massimo Bagnato è composto da due parole di sette lettere e terminano entrambe con la “o”. Non avrei potuto scegliere di meglio!

E’ vero. Massimo tu nasci come comico?
Ho iniziato come cantante e imitatore. In famiglia invece mi divertivo a fare il comico, intrattenevo parenti e amici e ho scoperto che mi riusciva bene.

La piazza, il teatro, poi la televisione con “Quelli che il calcio” e “Zelig” e non ultima la radio. Che cosa ami di più, Massimo?
Il cinema, sicuramente, anche se ne ho fatto pochissimo. Sono innamorato del cinema, è una delle mie passioni più grandi.

Chi è il tuo regista preferito?
Adoro Woody Allen, lui per me è come Michelangelo, un genio! Il suo lavoro migliore? Provaci ancora Sam, un film che ho visto almeno una ventina di volte e che esprime attraverso la scrittura tutta la bellezza di un lavoro. Una volta ho avuto persino la fortuna d’incontrare Woody Allen, ricordo che ero talmente emozionato che non sono riuscito a dire una parola. La stessa cosa mi capitò con il grande Alberto Sordi, un altro dei miei miti. Amo anche molto Giorgio Gaber, Carmelo Bene, Dario Fo.

Ho saputo che hai una collezione invidiabile di tutti gli scritti e i lavori di Dario Fo.
Sì, è vero, ho di tutto. Penso di essere il primo collezionista in Italia.

Un’altra cosa che mi ha stupito e questa molto di più, lo ammetto, è scoprire che sei anche un bravo ballerino di tip-tap…un artista pieno di sorprese.
Sì, ballo il tip-tap. Ho avuto la fortuna di studiare con il grande Tony Ventura per dieci anni. Ho iniziato nel ’96. E’ stata un’esperienza meravigliosa avere come maestro Tony, ho imparato moltissimo. Imparare da un artista che ha lavorato tra gli altri con Fred Astaire la considero una grande occasione.

Lo balli mai?
Nel mio ultimo spettacolo “La gente dorme” mi sono esibito sul palco con tanto di “occhio di bue”, mi sono praticamente scatenato. Ho scoperto che il tip-tap ti resta dentro, è come andare in bicicletta, anche se non lo fai per molto tempo, non lo scordi mai.

Stupiscici ancora: Massimo Bagnato è anche un po’ green?
Se per green intendi sensibile all’ecologia, al rispetto per l’ambiente e a quello che ci circonda, ti rispondo di sì. Non so se faccio abbastanza per il nostro pianeta ma ci penso e cerco con i miei comportamenti quotidiani, nel mio piccolo, di contribuire. Sto attento ai consumi, al cibo per esempio. Consumare meno per me vuol dire fare attenzione soprattutto alla qualità dei prodotti. Con tutto il rispetto per la Cina e i suoi pomodori, penso che il concetto dello Slow Food sia un concetto vincente. La qualità, il rispetto dei sapori, dei buoni prodotti locali che sono oltretutto una ricchezza per il nostro Paese. Il sogno “Rifiuti Zero” è impossibile me ne rendo conto, ma con tanti accorgimenti e tanto impegno potremmo continuare a ridurli. Penso agli artigiani locali, ai piccoli produttori di olio che ti riempiono la damigiana, insomma come si faceva un tempo.

Pensi che si potrebbe fare ma che ci sia disinteresse, poco impegno?
Penso che tanti lo fanno e che sono coraggiosi e che si potrebbe trasformare questo coraggio in normalità. Siamo un’eccellenza nel campo alimentare. Sono convinto che incoraggiando il piccolo e tutelando l’artigiano si può produrre ma in maniera più rispettosa per l’ambiente e l’essere umano e proteggere i nostri prodotti. Insomma dare più valore alla lentezza che poi è la vera bellezza.

Un sogno.
Un dovere per tutti. L’ecologia è il nostro futuro, altro non si può più fare. Abbiamo già fatto tutto, il resto è solo in più e forse questo periodo di crisi può aiutarci. La natura si sta ribellando e noi ci lamentiamo del clima. Ormai lamentarsi del clima è diventato un luogo comune ma secondo me abbiamo contribuito noi, con i nostri comportamenti irresponsabili a cambiarlo. Mi viene in mente la frase di un mio amico: – Il mare purtroppo non l’hanno ancora asfaltato! Fa ridere ma è vero, siamo vittime della cementificazione. E’ come se i posti di lavoro si creassero solo con i cantieri, i grandi appalti pubblici, le metropolitane.

Dovremmo investire di più sui servizi, la cultura, l’arte.
Sì, proprio così. E’ un discorso culturale, pensiamo ai Paesi del Nord. E’ vero le persone sono di meno, ma vivono bene perché sono molto attenti al territorio, alla natura. Vivranno anche senza sole ma sono più organizzati. Ti faccio un esempio. Vivo a Roma, una città bellissima. Ho la bicicletta ma non so dove usarla, ho paura, tutti questi automobilisti pirati e quelle macchinette sfreccianti che sbucano da tutte le parti. Mi piacerebbe una città dove sia possibile affittare le biciclette ovunque e girarvi liberamente, un modo per far ritrovare al romano la sua romanità! Mi viene in mente un’immagine, bellissima, di Piazza del Popolo negli anni ’70. Il centro della città dovrebbe essere vissuto a piedi. Penso alla canzone di Adriano Celentano, Il ragazzo della via Gluck. Hai presente la frase “Lì dove c’era l’erba ora c’è una città?”. Ecco un giorno mi piacerebbe poter usare quella frase al contrario, di fronte un grande parco: “Guarda, vedi lì? Un tempo c’erano le fabbriche!”

Ci sei riuscito, mi hai stupita ancora una volta! Quando potremo vederti sul palco?
Presto, sto preparando il mio spettacolo estivo. Uno dei primi appuntamenti sarà sicuramente alla manifestazione All’Ombra del Colosseo, ovviamente a Roma. Vi aspetto.