Il cambiamento climatico provoca un aumento delle allergie. Lo conferma uno studio che quantifica l’impatto dell’aumento di concentrazione di CO2 nell’atmosfera sulla produzione di polline allergenico. Il risultato fornisce la prova dell’impatto del cambiamento climatico sulla salute umana.
L’aumento dei gas serra provoca le allergie
Diversi studi internazionali hanno esaminato il possibile legame tra il cambiamento climatico e l’aumento esponenziale dei casi di allergie. Una ricerca pubblicata questa settimana sulla rivista PLoS ONE è stata la prima a quantificare l’impatto dell’aumento delle concentrazioni di gas ad effetto serra nell’ atmosfera (come CO2 ) nella proliferazione di piante come le graminacee, principale causa di reazioni allergiche negli esseri umani.
“Uno degli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute umana è l’aumento di allergie easma a seguito delle variazioni registrate nella biologia del polline”, osserva nell’introduzione dello studio il team guidato da Jennifer Albertine dell’ Università di Harvard (USA).
L’impatto del cambiamento climatico sulle piante
Gli autori dello studio, pubblicato la scorsa settimana, hanno preso, ad esempio, l’erba cosiddetta “coda di topo“, per spiegare l’evoluzione che il cambiamento climatico provoca sulle piante erbacee più comuni.
I ricercatori hanno condotto esperimenti in aree controllate per studiare l’evoluzione di questo tipo di erba e di produzione di polline analizzando l’aumento della concentrazione di gas serra. Negli esperimenti si tiene anche conto della presenza di altri gas che possono ridurre la vita stessa o la vitalità di queste piante.
I livelli di CO2 continuano ad aumentare
La concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera è aumentata notevolmente negli ultimi decenni a causa delle attività umane, soprattutto per l’uso di combustibili fossili. Negli ultimi mesi, la concentrazione di questo gas a effetto serra -collegato al cambiamento climatico ha superato le 400 parti per milione .
Le ultime relazioni del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) indicano che i livelli di CO2 non dovrebbero superare i 450 ppm, se si vogliono evitare gravi danni irreversibili per l’ambiente e la salute umana.
Come evidenziato questa settimana sul The Washington Post da Christine Rogers, professore presso l’Università del Massachusetts ad Amherst (USA) e uno degli autori dello studio ora pubblicato su PLoS ONE, ha spiegato che la loro ricerca indica che “con un aumento delle emissioni fino a 450 ppm , ci si attenderebbe un aumento della produzione di polline allergenico di circa il 25 per cento con le conseguenti patologie allergiche a seguire”.