Il 21 aprile 1924 a New Haven, nel Connecticut, nasce il trombettista Sonny Berman il cui vero nome è Saul Berman.

Un piccolo fenomeno

A sedici anni è già un piccolo fenomeno tanto che suona con le orchestre di Louis Prima, Sonny Dunham e Tommy Dorsey, entrando poi a far parte delle formazioni di Harry James e Benny Goodman. Nel 1945 viene scritturato da Woody Herman con il quale rimane fino alla morte. È quello il momento in cui Herman sta formando il suo primo “gregge” e i musicisti prescelti sono tutti solisti di classe eccezionale. Bill Harris al trombone, Flip Phillips al sax tenore, John LaPorta al sax contralto, Red Norvo al vibrafono, Bili Bauer alla chitarra, Chubby Jackson al contrabbasso, Don Lamond alla batteria, Shorty Rogers e Pete Candoli alle trombe sono gli uomini più in vista, ma anche i restanti musicisti sono di classe indiscutibile. Per questa ragione essere chiamati a far parte di una sezione trombe di quella caratura, a soli ventun anni, significa avere davanti un sicuro avvenire, a maggior ragione se si considera la fortuna che avrebbero incontrato tutti i musicisti di Herman.

Sonorità e gran calore

Solista di indirizzo moderno, dotato di una bella sonorità e di gran calore, Berman diventa un prediletto di Herman che lo sceglie per far parte di un piccolo gruppo ricavato dalla formazione maggiore: la Woody Herman’s Woodchoppers che allinea gli uomini più illustri del suo gruppo. Proprio in questa formazione ridotta Berman ha modo di esibirsi in assoli di squisita fattura, che giustificano la fiducia riposta in lui da Herman imponendolo all’attenzione della critica e degli appassionati. L’avventura si chiude però a New York il 16 gennaio 1947 con la sua morte. La vita molto breve ha reso impossibile a Sonny Berman di affermarsi date le sue indubbie qualità.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".