Il 26 febbraio 1960, la Peugeot decide di cessare la produzione della 203, un’auto che ha lasciato un segno importante nella storia e nel costume di Francia.

Un simbolo dei rutilanti anni Cinquanta

Insieme alla 4 Cv e alla 2 CV la Peugeot 203 è per i francesi una delle vetture che hanno accompagnato la motorizzazione di massa e, insieme uno dei simboli dei rutilanti anni Cinquanta, quelli che segnavano la ripresa del paese dopo la tragedia della guerra e, soprattutto, della voglia di vivere. Nella Francia del dopoguerra è stata l’unica vettura moderna di classe media fino all’arrivo della Simca Aronde. La sua storia comincia nel 1947 quando la stampa può contemplarne i prototipi in anticipo di almeno un anno sull’avvio della commercializzazione. Qualcuno la definisce “Un’economica automobile di lusso”, cosciente della contraddizione insita nella definizione stessa. Quando anche il pubblico può ammirarla al Salone dell’automobile di Parigi nel 1948 se ne innamora. Non è tanto la potenza nascosta in quel motore a quattro cilindri in linea che lascia a bocca aperta i visitatori quanto le forme, ispirate alla produzione statunitense dell’epoca, a modelli come la Lincoln Zephir o alla Clipper. La fluidità delle linee della 202, il modello che l’ha preceduta, cede alle suggestioni d’oltreoceano non rinunciando, però, alla solida sobrietà francese.

Una testa di leone

È una sorta di simbolica applicazione dei concetti che stanno alla base della scelta del marchio della Peugeot: una testa di leone che ruggisce. La leggenda tramanda, infatti, che Emile Peugeot in persona avesse scelto quel simbolo per evidenziare le tre caratteristiche fondamentali delle sue vetture: resistenza, eleganza e rapidità di reazione alle sollecitazioni. La 203 è tutto questo. L’eleganza delle forme si sposa, infatti a un motore a quattro cilindri da 1290 cc di concezione modernissima con camere da scoppio emisferiche e valvole in testa con disposizione a V. Le sue caratteristiche esalteranno anche la fantasia dei progettisti. All’inizio degli anni Cinquanta viene scelta per ospitare il direttore di gara e accompagnare i ciclisti francesi al Tour De France legando così le sue vicende all’epopea della più massacrante corsa a tappe del mondo. Quando, il 26 febbraio 1960, la Peugeot decide di sospenderne per sempre la produzione, la 203 è già un mito. Quando l’ultima 203 lascia la catena di montaggio di Sochaux i libri matricola della Peugeot raccontano di una produzione totale di 669.163 vetture alle quali vanno sommate alcune migliaia di modelli speciali variamente realizzati. Tra le “speciali” spiccano le 16 vetture realizzate appositamente per il Tour de France e le 1.280 203 attrezzate ad ambulanza.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".