Home C'era una volta Jacques Thollot, un’estetica ricca di melodie strane e affascinanti

Jacques Thollot, un’estetica ricca di melodie strane e affascinanti

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Il 9 ottobre 1946 nasce a Vaucresson, in Francia, il batterista, compositore e direttore d’orchestra Jacques Thollot.

Il piccolo batterista sulla tomba di Bechet

Nel mese di maggio del 1959 a Garches, in Francia, un gruppo di ragazzi suona sulla tomba in cui il giorno prima è stato tumulato il corpo del jazzista Sidney Bechet, per rendere l’ultimo omaggio musicale al grande musicista scomparso. Il batterista di quell’orchestra è un ragazzo biondo dall’aspetto di cherubino. Si chiama Jacques Thollot ed è entrato al conservatorio all’età di 11 anni per seguire i corsi di composizione. Proprio lì inizia a studiare la batteria con Kenny Clarke, che gli offre molto presto la possibilità di accompagnare molti musicisti di passaggio o soggiornanti a Parigi come Bud Powell, Donald Byrd, Chet Baker, Lee Konitz, Art Farmer e tanti altri. Nel 1965 Jef Gilson lo inserisce nella sua grande orchestra per vari concerti e registrazioni, e con Barney Wilen parte per l’Africa per una tournée nello Zaire, nel Burundi e in Rhodesia.

Una concezione musicale singolare

Al suo rientro suona prima nella Celestial Communication Orchestra di Alan Silva, poi con Eric Dolphy e infine con la New York Total Company di Don Cherry. Per lungo tempo soggiorna in Germania, prima con Karl Berger, poi con Joachim Kuhn. Suona anche con Pharoah Sanders, Jean-Luc Ponty, Marion Brown, Sonny Sharrock, Enrico Rava, John Surman e soprattutto in proprio con gruppi che gli consentono di esprimere al meglio le sue concezioni musicali. Nella musica di Thollot il jazz è il tessuto di fondo di un’estetica ricca di melodie strane e affascinanti. Nonostante l’apprezzamento del mondo dei musicisti, non sempre la critica è sensibile al suo mondo insolito. Indimenticabili restano alcune registrazioni con Jean-Luc Ponty, Michel Portal, Barney Wilen, Don Cherry, Sonny Sharrock e Steve Lacy. Muore il 2 ottobre 2014.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".