Home C'era una volta Big Bill Broonzy, un punto di riferimento per i bluesmen

Big Bill Broonzy, un punto di riferimento per i bluesmen

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Il 14 agosto 1958 muore a Chicago, nell’Illinois, il bluesman e chitarrista Big Bill Broonzy, registrato all’anagrafe con il nome di  William Lee Conley Broonzy

Una traccia indelebile

Nato a Scott, nel Mississippi, il 26 giugno 1898 Big Bill Broonzy ha lasciato una traccia indelebile nella vicenda del blues, sia per aver saputo dare ai testi poetici un afflato lirico difficilmente riscontrabile nel linguaggio di tanti altri cantanti, che per aver posseduto una intonazione della voce così perfetta da sostituirsi talvolta allo strumento stesso, la chitarra, che egli suona con grande talento. Trascorre l’infanzia in una piantagione nelle vicinanze di Little Rock nell’Arkansas, dove impara a suonare il violino, che ben presto abbandona per la chitarra. Stabilitosi a Chicago nel 1920, inizia a frequentare i bluesmen della città, in particolare Tampa Red e Georgia Tom, e con loro si esibisce nelle feste del South Side, dove diventa molto popolare.

L’incontro con Melrose

Dopo aver registrato qualche disco sotto il nome di Big Bill Johnson conosce l’impresario e produttore Lester Melrose con il quale resta fino al 1949. Dopo la seconda guerra mondiale diventa una stella dei club di Chicago. Negli anni Cinquanta inizia per lui la stagione dei tour in Europa. La sua avventura finisce quando un cancro alla gola lo uccide nonostante un disperato intervento chirurgico cui si sottopone nell’aprile del 1958. Tra i primi bluesmen rurali a emigrare egli anni Venti a Chicago, la sua personalità diventa un punto di riferimento per la generazione urbana degli anni Trenta. Broonzy è la figura chiave nella transizione che porta dallo stile di Johnson a quello del moderno blues di Chicago.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".