Home C'era una volta Bobby Few dal rock al free alla composizione

Bobby Few dal rock al free alla composizione

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Il 21 ottobre 1935 nasce a Cleveland, nell’Ohio, il pianista e compositore Bobby Few, registrato all’anagrafe come Robert Few.

Una famiglia di musicisti

La madre suona il violino, uno dei suoi zii la tromba e per Bobby diventa quasi naturale iniziare a suonare il pianoforte fin dall’età di sette anni. Nel periodo della scuola il suo miglior amico è Albert Ayler. Bobby Few tiene il suo primo recital a dodici anni e inizia molto presto a frequentare il Cleveland Institute of Music dove studia armonia e composizione. Agli inizi degli anni Cinquanta ottiene i primi contratti con piccoli club e sale da ballo della sua città natale dove suona ogni tipo di musica compreso il rock con il quartetto Metronomes che ha fondato con il cugino, il contrabbassista Bob Cunningham. Successivamente se ne va in tournée con il sassofonista Hyawatha Edmondson, e quindi, dietro consiglio di Albert Ayler, si reca a New York dove si unisce al Free Jazz Workshop di Bill Dixon che effettua un lavoro di ricerca e di sperimentazione nel quartiere ghetto di Lower East Side.

Il trasferimento in Europa

A New York incontra Booker Ervin con il quale suona per qualche tempo. Dopo aver formato un trio di breve durata, nel 1968 diventa pianista e direttore musicale del cantante Brook Benton. Tornato a New York, entra a far parte del gruppo di Frank Wright, suonando in vari club della città  e a Boston con Roland Kirk. Dando retta ai consigli di Frank Wright si trasferisce in Europa. Stabilitosi a Lévallois, presso Parigi, si esibisce soprattutto da solo oppure con un trio nei club e nelle sale da concerto. Compone molto e dedica gran parte del suo tempo all’insegnamento. Garner, Tatum, Cecil Taylor, ma soprattutto Monk sono i pianisti da lui più ammirati, e quelli che gli hanno dato l’ispirazione. Muore il 6 gennaio 2021.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".