Home C'era una volta Jerry Hahn, un chitarrista tra jazz e pop

Jerry Hahn, un chitarrista tra jazz e pop

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Il 21 settembre 1940 ad Alma, in Nebraska, nasce il chitarrista Jerry Hahn, il cui nome completo all’anagrafe è Jerry Donald Hahn.

Figlio d’arte

Trasferitosi alla età di sette anni a Wichita, comincia a suonare la chitarra su suggerimento del padre e dello zio, entrambi chitarristi. Prima di compiere venti anni ha già avuto modo di suonare con diverse formazioni locali dedicandosi alla chitarra a sei corde che suona nello stile dei chitarristi della West Coast e soprattutto di Barney Kessel al quale si ispira. Nel 1962 si trasferisce a San Francisco dove suona nei bar e negli hotel fino al 1964 quando incontra l’altosassofonista John Handy che lo scrittura e lo porta con sé al festival del jazz di Monterey dandogli modo di mettere in risalto le sue buone qualità. Nel 1968 e 1969 suona nella band che accompagna i 5th Dimension. Nel 1970 forma un gruppo in proprio, il Jerry Hahn Brotherhood, che ottiene un notevole successo e pubblica per la Columbia l’album Brotherland.

Una popolarità costante

Nel 1971 si prende una lunga pausa per affrontare i problemi nati da un complicato divorzio, ma nel 1972 riprende a suonare con il suo quartetto dando numerosi concerti mentre accetta l’incarico di insegnante nella Wichita State University e di consulente musicale della Conn Musical Instruments Co. nonché di collaborazione giornalistica con la rivista “Guitar Player”. La sua popolarità negli anni si mantiene intatta pur non toccando più i vertici degli anni Sessanta e dei primi Settanta. Pur non negando si essere stato influenzato da Barney Kessel, indica tra i suoi chitarristi preferiti Wes Montgomery, Kenny Burrell e Howard Roberts.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".