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Jankel Schor, il nonnetto palleggiatore

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Jankel Schor

Jankel Schor è un simpatico vecchietto di 87 anni che, nonostante l’età, si diletta ancora con il pallone come fosse un giocoliere. Il suo amore per il calcio si manifestò da subito, da quando ancora piccolino lasciò la Russia per trasferirsi in Brasile, prima a Recife e poi a Rio. Non sapeva parlare il portoghese e così, per integrarsi con gli altri bambini, scelse la via del gioco.

Jankel Schor, ad 87 anni un talento del calcio

Grazie al suo innegabile talento calcistico riuscì a farsi accettare come uno di loro diventando presto fedele compagno di mille, infinite partitelle di quartiere. Nonostante la classe davvero innata, che gli valse numerosi provini, non divenne però mai un giocatore professionista anche se, a dirla tutta, a deciderlo non fu proprio lui: negli ormai lontani anni quaranta fu infatti il padre a prendersi la responsabilità di non firmare un tanto prestigioso quanto ambito contratto con il blasonatissimo Vasco de Gama.

Perso il miglior treno, generosamente offerto dalla vita, Jankel non abbandonò comunque la sua passione per il pallone e, spinto dalla voglia di continuare a divertirsi e divertire, si specializzò nel palleggio sviluppando, in poco tempo, abili doti da giocoliere. A tal punto che, dopo le prime esibizioni in tornei di calcio tennis, cominciarono anche a chiamarlo negli stadi (la prima volta, ironia della sorte, proprio in quello del Vasca de Gama) perché si esibisse prima dell’inizio delle partite.

Un vero idolo per le tifoserie carioca

È così che il nostro Schor è diventato negli anni un vero e proprio idolo per tutte le tifoserie carioca. Ma di soddisfazione vorrebbe prendersene ancora una forse la più grande, la più ghiotta per uno come lui che il calcio lo ha sempre sentito scorrere nelle vene: quella di prender parte all’inaugurazione dei prossimi mondiali di calcio in quello che è lo stadio simbolo di questo sport, il Maracana.

E se poi il suo Brasile riuscisse anche a vincere e alzare la sesta Coppa del Mondo la sua gioia sarebbe addirittura infinita: e allora anche quel brutto ricordo, rimasto fino ad oggi impresso nella sua mente, di quella vecchia finale persa dalla nazionale carioca nel ’50 contro l’Uruguay, finirebbe finalmente in qualche bella pattumiera.