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Chester Krolewicz, alias Chet Kruley, un viso pallido in una big band nera

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Il 17 marzo 1924 nasce a Cambridge, nel Massachusetts, il chitarrista Chet Kruley, registrato all’anagrafe con il nome di Chester Krolewicz, l’unico musicista bianco ad aver superato all’inverso la cosiddetta “barriera del colore” nell’epoca d’oro delle grandi orchestre

Guai a mescolarsi

Il clima dell’epoca è noto. Non sono viste di buon’occhio le commistioni tra bianchi e neri negli Stati Uniti degli anni Quaranta. In quel periodo infatti sono ancora molti gli stati che negano i diritti civili agli eredi degli schiavi africano. Le mescole sono viste con il fumo negli occhi anche negli ambienti considerati più aperti come quello del jazz. Se qualche raro musicista nero trova spazio nelle orchestre bianche, il contrario non sembra neppure ipotizzabile.

L’ingaggio di Fletcher

Per questa ragione fa molto scalpore nel 1943 l’ingaggio di Chet Kruley, reduce da un’esperienza nel trio di Nat Pierce, da parte dell’orchestra di Fletcher Henderson. L’avventura non dura molto e il chitarrista, dopo un periodo difficile, accetta di suonare in vari gruppi di standard. Alla fine decide di chiudere con la professione e si ritira dedicandosi all’insegnamento. Fra i suoi allievi ci sarà anche Gabor Szabo. Muore il 27 novembre 2013.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".