Home C'era una volta Walter Bolden, il batterista che non amava troppo gli impegni fissi

Walter Bolden, il batterista che non amava troppo gli impegni fissi

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Il 17 dicembre 1925 nasce ad Hartford, nel Connecticut, il batterista Walter Bolden il cui nome completo è Walter Lee Bolden.

La chiamata di Stan Getz

Ad Harford, la sua città natale Bolden inizia a studiare percussione e composizione presso la Julius Hart’s School of Music. Dopo varie esperienze con gruppi scolastici e inizia a picchiare su piatti e tamburi da professionista nel 1950 quando Stan Getz lo chiama a far parte del suo gruppo. Negli anni successivi suona con le band di Horace Silver, Howard McGhee, Mat Mathews e Teddy Charles.

Insofferente alla disciplina

Le regole, la vita e la disciplina di gruppo non lo attraggono tantissimo. Nel 1954 quando si stabilisce a New York sceglie di lavorare prevalentemente come free-lance, unendosi di tanto in tanto a piccole formazioni. Batterista molto efficace in accompagnamento, Bolden si richiama allo stile di Kenny Clarke e Max Roach. Ha inciso dischi con Gerry Mulligan, Stan Getz e Howard McGhee. Muore il 7 febbraio 2002 a Manhattan, New York.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".