Pensavamo di essere “onnipotenti”, “invulnerabili” ed onnipresenti con le nostre protesi tecnologiche che ci supportano, ci seguono, ci collegano, ci disumanizzano e ci perseguitano ormai dall’inizio alla fine delle nostre vite … invece la comparsa del virus si è ripresa la scena e ci ha improvvisamente fatti sentire provvisori, impotenti, angosciati e soli. Non siamo al sicuro nemmeno dalla nostra colpevole superficialità, dalla nostra coscienza “inquinata”, poiché come ha detto lucidamente Papa Francesco il 5 giugno 2020: “Non possiamo pretendere di rimanere sani in un mondo malato”.
Mai la fame delle arti è diventata così forte come ora
Ora che quasi tutto ci è precluso, improvvisamente ci accorgiamo quanto ci mancano i concerti dal vivo, le mostre, il teatro, le presentazioni di libri, anche il cinema ma tutti insieme … Viceversa mai gli artisti, nella storia, si sono tirati indietro di fronte alla rappresentabilità immaginaria di emozioni, desideri, sensazioni e addirittura di minuscoli aggressori così letali da decimare la popolazione, destabilizzare la cultura, l’economia, i rapporti sociali. Innegabilmente questa pandemia (inaspettata ma non imprevedibile) che oggi ha imposto l’urgenza di un progetto che tenga conto dell’inaffidabilità della strategia della globalizzazione economico finanziaria, esige la revisione di alcuni dei postulati su cui si è sviluppata l’era industriale, per esempio la livellante (culturalmente parlando) ed iniqua società dei consumi. Solo le arti, con la loro carica simbolica, possono ancora tessere percorsi sopra questi strappi e ridarci un senso, una direzione più creativa, possono farci da guida e darci conforto, indirizzandoci nonostante tutto, verso un cambiamento sostanziale e più sano di paradigma.
Esemplare la vitalità artistica di Giampiero Poggiali Berlinghieri, classe 1936
Ricordando che il 75% dei malanni che sono emersi nelle ultime decadi sono zoonosi, sempre l’Oms ritiene che una delle più grandi conseguenze del cambiamento climatico sia proprio l’alterazione dei processi di trasmissione di malattie infettive … il nostro artista ha contribuito ad una visione simbolica dei fatti con una lunga serie di opere appartenenti ad un ciclo intitolato Legami – (al tempo del Covid-19) nelle quali, come in una supervista, forse attraverso una strana lente/occhio che ci osserva ambiguamente mentre guardiamo, si possono vedere le battaglie tra quella che sembra essere la rappresentazione di una cellula umana, contenente anche frammenti di varia animalità, attaccata da un aggressore sottile, virale, filamentoso. Oppure, quel filo può riferirsi ad un tentativo di collegare, legandole appunto, gli spessori di vite frantumate di animali da laboratorio e/o vittime sacrificali negli allevamenti intensivi e violenti, nel tentativo di ricostituire un’unità perduta, un’alleanza tra umano e bestiale dopo l’attacco venefico (dal latino vīrus “veleno”).
C’è molta poesia ed ironia insieme, anche nella scelta stessa del titolo di queste opere in una lunga sequenza (riportiamo qui in foto solo i numeri 9, 10 e 11) infatti spostando l’accento – legàmi/lègami – si allude quasi ad una dipendenza morbosa, come la richiesta di un legame amoroso, come a volte avviene, scatenato o come reazione all’ineluttabilità della paura. Come dice l’artista stesso nelle sue riflessioni:
- La pandemia provocata dal coronavirus, l’isolamento per proteggersi, non uscire di casa, isolarsi da tutti, mi ha fatto riflettere di quanto sia preziosa la salute e la libertà, ma ottimista nato, non ho mai perso la speranza, concentrandomi sul mio lavoro “Al tempo del covid-19”.
- Nel mio fare artistico, pur mantenendo la più ampia libertà espressiva, non ho mai tradito alcuni valori estetici basilari, relativi alla qualità della pittura e della scultura nella sintesi e nella purezza della forma, vuoi astratta vuoi immaginativa nel rimando alla realtà. E presumo di aver sempre affidato alle mie partiture, anche in quelle che si avvalgono di media elettronici, il velo sottile della poesia, che di volta in volta si materializza secondo lo stato d’animo attraversato. Ho inoltre cercando sempre di dare alle forme che “scopro” una valenza ironica, ma forse meglio direi una leggerezza giocosa, che riflette la mia visione positiva dell’esistenza prima che dell’arte. Ciò anche quando risultano in piena evidenza i rimandi al contesto sociale.
Altre immagini di questa serie: – https://www.pinterest.it/janpoghier/parole-pesanti/
“La scienza ci salverà”
Interessante il fatto che appena nel 2019 l’artista abbia sentito la necessità di innalzare una scultura dal titolo “La scienza ci salverà” in omaggio –Ai medici ed agli Infermieri che si sono distinti per esemplare impegno, senso del ruolo ed orgoglio di appartenenza nel fare grandi gli Spedali Riuniti di Pisa – posta dalla Fondazione Arpa il 3 maggio 2019 nella rotonda davanti agli ospedali di Cisanello, (Pisa).
E’ questa una significativa grande installazione scultorea permanente, alta oltre sei metri, eseguita in ferro e acciaio colorato, animata da un motore rotante e luci led e, la Fondazione Arpa, è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale (O.N.L.U.S.) nata nel 1992 da una iniziativa del Prof. Franco Mosca all’epoca Direttore della Divisione di Chirurgia generale e Trapianti dell’Università di Pisa, per promuovere la ricerca e la formazione nei vari campi della Sanità – In questo link si leggono i dettagli sull’opera – http://fondazionearpa.it/la-scienza-ci-salvera/
- Si tratta di un impianto ovoidale composto da due ponti affrontati in verticale, tra i quali si attorce la doppia elica del DNA che da terra, portata da una molecola, si sviluppa idealmente all’infinito. I ponti rampanti riproducono la struttura modulare auto-portante che Leonardo da Vinci, il suo inventore, disse “salvatica” ossia utile a superare in modo agile una difficoltà ambientale, come attraversare un fiume. Nel quinto centenario della scomparsa del genio di Vinci, l’opera intende anche celebrare l’uomo di scienza e d’arte nel segno del suo “ponte salvatico” diventato anche simbolo dell’emergenza ecologica ricordata in tutto il mondo con l’Earth Day il 22 aprile. Per la loro destinazione simbolica i ponti salvatici, posti in verticale, sono una parte di colore azzurro a indicare metaforicamente l’acqua e il mare, una parte grigio chiaro a indicare il cielo e l’aria. Si intende così lanciare un messaggio, per sensibilizzare circa i gravi pericoli che incombono sul nostro pianeta. La molecola e la doppia elica del DNA che da essa si diparte svolgendosi verso l’alto, sono evidentemente bìos, la vita, e il codice della biodiversità che ne garantisce la continuità nell’equilibrio degli elementi ambientali sul piano planetario. Alla scienza e alla ricerca si guarda con ammirazione e speranza, considerandola il “ponte salvatico”, per affrontare e superare i guasti ormai minacciosi per l’intero sistema naturale che la “fabbrica” umana ha determinato in quei delicati equilibri.
Cinquant’anni in un battito d’ali
Con a pubblicazione del volume “50 Anni in un battito d’ali: Giampiero Poggiali Berlinghieri” a cura dell’Archivio Carlo Palli, con la collaborazione della Fondazione Opera Santa Rita di Prato, si sancisce il successo di una vita dedicata alla ricerca – “L’arte è al livello più alto del pensiero immaginativo, come la scienza al livello più alto del pensiero razionale.” Giulio Carlo Argan (da Storia dell’arte italiana)
Giampiero Poggiali Berlinghieri nasce a Firenze 17 luglio 1936 e le sue opere spaziano dai dipinti alle installazioni; sempre intrise di «connotati fantastico-favolistici», come si legge su https://it.wikipedia.org/wiki/Giampiero_Poggiali_Berlinghieri contenenti spesso reminiscenze di pop art o del secondo futurismo, in specie dei «giocattoli» di Fortunato Depero. Un suo autoritratto fa parte della raccolta degli autoritratti della Galleria degli Uffizi. Negli anni Ottanta, l’allestimento di due importanti esposizioni, nell’88 al Palazzo dei Diamanti di Ferrara e nell’89 a Palazzo Strozzi (La nuova Strozzina) di Firenze, segna due momenti antologici dell’attività dell’artista.
Gli anni Novanta, con il volume monografico a cura di Pierre Restany Poggiali sculture e installazioni 1969-1995 edito dal Museo Civico di Taverna. Fa seguito l’installazione Simposio del 1996 al Museo Marino Marini, patrocinata dal Comune di Firenze. Opere interattive multimediali di luce e movimento 1988 2006 con testo di Valerio Dehò. Nel 2007 sempre per Morgana Edizioni, Nell’attualità dell’arte 17, esce il volume Audioritratto a cura di Alessandra Borsetti Venier, con testo di Alessandro Vezzosi. “Sculture solari e opere ecologicamente compatibili”, video-catalogo della collana Risguardi n. 2, Morgana edizioni. Nel 2013 l’Accademia di Belle Arti “Michelangelo” di Agrigento gli conferisce la laurea “honoris causa”.
Del 2014 l’installazione “Infinito” Centro Culturale Fidia, Città della Pieve (PG). Poi sempre nel 2014 a cura di Nicola Micieli e Alessandra Borsetti Venier, esce Il volume di 340 p. che comprende 14 sezioni tematiche. Nel 2016 nello Spazio Glicine di Firenze la personale di Poggiali Berlinghieri è presentata da Corrado Marsan. Nel 2018 edito dall’Archivio Carlo Palli esce il libro 50 anni di attività artistica di Giampiero Poggiali Berlinghieri. – Quattro tesi di Laurea sono state dedicate all’opera di Poggiali Berlinghieri.
Nella sua casa/studio di Firenze, in via F.lli Stuparich,11 – sono presenti lavori di pittura e scultura dagli anni 60 ai nostri giorni, visitabile su appuntamento telefonando ai numeri tel. 055 319519 – 339 8771684.
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