Fa un freddo cane a Boston il 22 febbraio 1986 e sono moltissimi i ragazzi che aspettano da ore di poter entrare al concerto dei Fine Young Cannibals. La band inglese nata dalle ceneri dei Beat (da non confondere con gli omonimi statunitensi) si è rapidamente affermata come una delle rivelazioni del 1985 grazie ai singoli Johnny go home, Blue e all’album Fine Young Cannibals.
Due schieramenti contrapposti
Mentre gli organizzatori del concerto tardano ad aprire le porte, la polizia di Boston, che ha sottovalutato la capacità d’attrazione del gruppo, chiede l’invio di rinforzi. Ben presto si formano due schieramenti contrapposti. Da un lato i giovani che aspettano di poter entrare e dall’altro un folto cordone di agenti nervosi e sorpresi. All’arrivo dei rinforzi in divisa la folla inizia rumoreggiare. Finalmente si aprono gli ingressi. Gli agenti si schierano ai lati del lungo serpente disordinato che si accalca per riuscire a entrare. I ragazzi delle file laterali vengono pressati contro gli agenti che, invece di arretrare, rafforzano la pressione con il risultato di provocare le prime reazioni. Dagli spintoni si passa ai calci e alle manate. La polizia reagisce a colpi di scudo. Qualche ragazzo cade a terra e alcuni agenti cominciano sfilano i lunghi manganelli. Volano le prime botte. Il grosso degli spettatori, chiuso nella calca, si impaurisce, sbanda, mentre qualcuno tenta di reagire.
Se c’è da aspettare aspettiamo
Vengono lanciate alcune bottiglie verso i poliziotti che rispondono ancora con maggior decisione. La folla dei giovani preme sempre più verso gli ingressi. Sotto la pressione salta ogni barriera e l’afflusso al concerto diventa caotico. Dalle file della polizia qualcuno ha la bella di idea di “mettere un po’ d’ordine” lanciando qualche candelotto lacrimogeno. Un paio si infilano direttamente nella platea trasformandola in una pestilenziale camera a gas. Gli organizzatori pensano di sospendere il concerto, ma i Fine Young Cannibals non sono della stessa idea. «Se c’è da aspettare, aspettiamo, ma noi siamo venuti qui per suonare e quello faremo». La decisione del cantante Roland Gift vede d’accordo i suoi compagni. La notizia viene data al pubblico mentre gli organizzatori cercano, nei limiti del possibile, di arieggiare l’enorme platea, mentre fuori volano ancora candelotti. Ci vogliono più di due ore perché anche l’ultimo residuo del fumo irritante sparisca definitivamente dalla sala, ma nessuno se ne va. Quando l’aria è finalmente pulita, i Fine Young Cannibals iniziano il loro concerto.