Il 30 dicembre 1946 nasce a Chicago, nell’Illinois, Patti Smith. Poetessa, pittrice, compositrice e cantante è considerata uno dei personaggi più emblematici nonché l’espressione delle contraddizioni della cultura rock nella seconda metà degli anni Settanta.
Vagabonda senza meta
Trasferitasi con i genitori a Pitman, nel New Jersey, inizia ancora giovane a lavorare in fabbrica. A ventun anni lascia la sua cittadina e se ne va a New York dove scrive e recita poesie nei vari locali del Village e frequenta la Factory di Andy Warhol. La sua vita sentimentale ne condiziona l’attività artistica. Dopo una breve relazione con Allen Lanier dei Blue Öyster Cult, per i quali scrive anche alcune canzoni, lascia gli States e se ne va a zonzo per l’Europa in autostop. Nel 1971, dopo la pubblicazione delle sue poesie sulla rivista “Creem” inizia a farsi accompagnare, durante le letture pubbliche, dal chitarrista Lenny Kaye. Pubblica vari volumi di poesie, ma è affascinata dal rapporto tra musica e parole. Nel mese di giugno del 1974, accompagnata dal fedele Lenny Kaye e dal pianista Richard Sohl registra il suo primo disco, un singolo che contiene le canzoni Piss factory ed Hey Joe.
Lou Reed si accorge di lei
Il primo a intuire le qualità della ragazza è Lou Reed che fa ascoltare il disco a Clive Davis, il presidente dell’Arista. Nel marzo del 1975 Patti Smith firma il suo primo contratto discografico. Tutto il mondo dell’underground newyorkese si mobilita per il suo primo album. Nasce il Patti Smith Group di sui fanno parte, oltre a Kaye e Sohl, il bassista Ivan Kral e il batterista Jay Dee Daugherty per accompagnarla nell’avventura. Vede così la luce Horses, un disco prodotto da John Cale cui collaborano anche Tom Verlaine e Allen Lainer. Pubblicato alla fine del 1975, il disco non passa inosservato anche grazie al brano d’apertura, una devastante versione di Gloria dei Them. Se negli Stati Uniti l’ambiente alternativo è tutto con lei non così accade in Europa, dove Patti arriva per un lungo tour. Nel vecchio continente, infatti, la rivoluzione punk ha assunto caratteristiche fortemente critiche nei confronti degli “americani”. Autorevoli esponenti della cultura alternativa la contestano a muso duro considerandola l’ennesimo prodotto costruito dall’industria discografica statunitense. Genio o invenzione? Le discussioni continueranno per anni e non basterà a cancellarle neppure la pubblicazione di Easter, il suo capolavoro discografico prodotto nel 1978 da Jimmy Iovine.