Il giorno 7 dicembre 2019 alle ore 18.00 si inaugura la nuova mostra di Oreste Casalini dal titolo – Per sempre – La cura è di Fabrizio Pizzuto e Paola Pallotta, alla Kou Gallery, via della Barchetta 13- Roma. La mostra proseguirà fino al 20 dicembre 2019. Durante il vernissage alle ore 18, interverranno Fabrizio Pizzuto e Paola Pallotta curatori del progetto, Massimo Bonucci Presidente di ARTOI Associazione per la Ricerca di Terapie Oncologiche integrate, Generoso Falciano CEO della DEFA Società di Ingegneria e Sandro Lorenzatti, archeologo e ricercatore, Alessandra Francesca Borzacchini, artista e promotrice dello spazio SBA Sporting Beach Arte che, nell’ultimo anno, ha ospitato Oreste Casalini in una residenza d’artista ad Ostia sul mare di Roma.
Alle ore 20:00 il maestro Leonardo Gensini eseguirà dal vivo PETRA n.2 Unico movimento per ceramica, sassi, parola e silenzio (2019).
Alle ore 21:00 il poeta Marino Santalucia reciterà un suo testo inedito “ASSENZE”, Silenzio come cura, rinascita, riconoscersi – in una performance per sola voce. Marino Santalucia, poeta e performer ha pubblicato: “Versi Riversi” 2010, Giulio Perrone Editore, “Gli angoli del corpo” 2014, Edizioni MontaG
La mostra è dedicata ad un tema specifico, lo spirito della libera ricerca in arte, come integrazione di conoscenze, che l’autore con materiali e tecniche diverse, ha sviluppato dal 1987 ad oggi. In una sorta di dialogo interiore sul tema prescelto “la trasmissione del sapere di padre in figlio” si sviluppa un discorso che risente di emozioni e riflessioni in una concatenazione di eventi: il tradimento, le scoperte, il ritorno alle origini.
Parallelamente l’artista si riferisce a vari settori di conoscenze, ambiti solitamente del tutto estranei al mondo dell’arte, cercando una loro integrazione attraverso il potere evocativo delle immagini (tridimensionali o bidimensionali dei disegni). La mostra è stata infatti voluta e sostenuta dall’incontro di diversi distretti culturali che, per questa occasione, insieme cercano di mettere a fuoco l’essenza dello spirito della libera ricerca e la necessità di integrare diverse forme di competenza per raggiungere risultati e soluzioni inedite e imprevedibili. Attori di questa esperienza infatti sono l’ARTOI, Associazione di professionisti votati alla ricerca e alla sperimentazione di terapie oncologiche integrate, lo Studio di INGEGNERIA DEFA, polo d’eccellenza di alta ingegneria integrata e la KOU Gallery, centro culturale dove si combinano vari tipi di linguaggio. Filo conduttore la volontà di promuovere un tipo di conoscenza svincolata da preconcetti e più lontana possibile da vischiosi compromessi con i sistemi omologati.
L’arte, come la vita, è alla perenne ricerca di equilibrio tra acquisizioni e novità che possono anche mettere in discussione ciò che siamo. Lavorare con lo spirito del ricercatore significa vivere costantemente tra i due opposte tendenze: farsi guidare dalla sensibilità oppure chiudersi all’esperienza e vivere di false certezze, spegnendo la curiosità, la consapevolezza ed infine la vitalità. Significa soprattutto sperimentare sulla propria pelle nuove soluzioni, rielaborare e comunicare ciò che eventualmente è accaduto, a volte saper accettare il fallimento. Per fare ricerca è necessario essere preparati a questo: saper cogliere l’intuizione che, al contrario dell’improvvisazione, segue una disciplina ferrea per dominare il momento, superare regole e convenzioni, che comunque non si possono ignorare. Fare ricerca significa vivere senza porsi limiti prestabiliti, non potendo prevedere i risultati e le connessioni che si metteranno in gioco.
Colui che dedica la vita alla ricerca è Homo Sacer (sacro), rifugge le logiche del potere, accetta la marginalità (quasi follia) sapendo che soltanto in quel modo potrà far progredire il mondo e riconnetterlo alle sue radici più feconde. Si tratta di un percorso (una fuga) quasi infinito; come Ulisse, il ricercatore non si adagia sui risultati raggiunti ma subito riprende il largo per continuare a cercare, con risolutezza, fede, caparbietà, o forse soltanto ostinazione. In particolare l’artista, l’Homo Faber, che custodisce la sapienza del costruire cose mirabili, deve scegliere ad ogni passo se farsi dominare dalle proprie ossessioni o rimanere in un percorso ben disegnato e sicuro in cui ottenere successo attraverso il conformismo.
L’artista, come il ricercatore, va contro il destino e incontro all’opera che ha il potere di mostrarci che esiste anche un altro tempo, quello dell’arte ad esempio, cui si può accedere attraversando il silenzio, allo spazio bianco, ancora da scrivere. Placare l’attività costante della mente, per accedere ad uno spazio interiore, è la premessa necessaria per ogni forma di disciplina spirituale, dove il silenzio mostra il suo suono e il vuoto il suo pieno, come ha dimostrato l’intera opera di John Cage.
Oreste Casalini – Nato a Napoli nel 1962, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma e espone dal 1989. Ha realizzato numerose mostre in spazi pubblici e privati tra le quali: Casa Italiana Zerilli-Marimò, New York (1991), Università Federico II, Napoli (1997) Palazzo Reale, Napoli (1998), XII Biennale di Architettura, Venezia (2010), Palazzo Mochi-Zamperoli, Cagli (2010), Castello di Rivara, Centro per l’Arte contemporanea (2011, 2013, 2015) Spazio Mercuria, Dubai (2013) Fiera Ostrale, Dresda (2014) Fondazione Telethon, Centro Olivetti, Napoli (2015) Istituto Portoghese in Roma (2018) MACRO Asilo, Roma (2019). Ha realizzato installazioni permanenti in spazi privati a Napoli (1998, 2003), Roma (2003, 2005), Berlino (2010), Milano (2010, 2013) Torino (2015). Opere di Oreste Casalini sono presenti in collezioni private a Roma, Milano, Napoli, Londra, Berlino, Parigi, New York, Seattle, Dublino, Dubai, Mumbai, Tokio, Mosca. Hanno scritto di lui: Fabrizio Pizzuto, Paolo Aita, Paola Pallotta, Paolo Balmas, Clara Tosi Pamphili, Francesco Moschini, Emanuele Trevi, Diletta Benedetto, Angelo Mistrangelo, Renato Rizzo, Ilaria Piccioni, Giorgio De Finis, Donatella Pinocci, Michela Scolaro, Francesca Bottari, Vittorio Emiliani, Simona Barucco, Ludovico Pratesi, Stefano Petricca, Gianni Mercurio, Ada Lombardi, Patrizia Ferri, Dragan Stenek, Pietro Pedace, Sarah Wasserman, Ornella Tozzi, Antonio Di Gennaro, Benjamin Th. Fels.
Leonardo Gensini – Compositore, polistrumentista e artista visivo. La sua produzione comprende opere vocali, strumentali, elettroniche e elettroacustiche, in cui convivono tecniche diverse: dalla serialità ‘severa’ alla pittografia, dall’improvvisazione all’alea, dalle elaborazioni elettroniche all’assunzione di elementi di ascendenza rock e jazz. Strettissimo è il rapporto che molte sue opere intrattengono con le arti visive e teatrali, in particolare il teatro danza. Docente di musica d’insieme e direttore di ensemble musicali, fa parte della Rete Italiana Musicisti Organizzati R.IT.M.O. per la musica contemporanea. Rassegne di musica contemporanea in Italia e all’estero ospitano sue composizioni e le sue opere grafico-pittoriche sono esposte in diverse gallerie d’arte italiane.