Home C'era una volta Henry Tandey, l’uomo che ebbe Hitler sotto tiro

Henry Tandey, l’uomo che ebbe Hitler sotto tiro

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Il 28 settembre 1918 in tutta Europa infuriava la Prima Guerra mondiale. Adolf Hitler se ne stava ben riparato in una trincea nel villaggio di Marcoing in Francia mentre era in corso la battaglia di Cambrai-San Quintino.

Ferito e sotto tiro

In seguito a un assalto a sorpresa da parte di un plotone britannico del Reggimento Duca di Wellington venne investito dalle schegge di una granata che gli provocarono una ferita superficiale. Nel corso dell’attacco il soldato Henry Tandey se lo ritrovò sotto tiro. Vedendolo però ferito e immobile per lo stordimento provocato dall’esplosione della granata decise di risparmiargli la vita. Successivamente il militare britannico ottenne la Victoria Cross, la più alta onorificenza concessa a un militare in Inghilterra, proprio per il comportamento in quella battaglia. Qualche anno dopo Hitler riconobbe la foto di Tandey su un giornale e decise di conservarla. Nel 1937, inoltre, chiese e ottenne la riproduzione di un dipinto nel quale era raffigurato un gruppo di soldati britannici e in primo piano si vedeva chiaramente Tandey che trasportava sulle spalle un commilitone ferito. Il quadro era stato dipinto nel 1923 dal pittore di guerra Fortunino Matania.

Forse hanno ragione ma non lo ricordo

Varie testimonianze confermano che Hitler possedeva davvero la riproduzione di quel quadro. La più autorevole è sicuramente quella del Primo ministro del Regno Unito Neville Chamberlain il quale incontrò Hitler al Berghof, l’abitazione che il dittatore possedeva nell’Obersalzberg delle Alpi Salisburghesi vicino a Berchtesgaden. Lo scopo dell’incontro era quello di trovare una soluzione pacifica per i Sudeti che avrebbe portato poi al Patto di Monaco. Hitler gli mostrò il quadro e gli indicò un soldato britannico in primo piano che trasportava un compagno ferito in salvo dicendo: «Quest’uomo è arrivato così vicino a uccidermi che pensavo non avrei mai più visto la Germania». Da parte sua Henry Tandey, intervistato dal Coventry Herald nel 1939 rispose di aver risparmiato la vita a diversi soldati feriti in quel 28 settembre, ma di non ricordare granché: “Dicono che ho incontrato Adolf Hitler. Forse hanno ragione ma non riesco a ricordarlo“.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".