Il 22 gennaio 1984 è una domenica, cioè il giorno che per i cristiani di ogni corrente e credenza viene dedicato a Dio. Una bestemmia pronunciata di domenica assume quasi le sembianze di un doppio oltraggio. È come se rimbombasse di più.
È il bello della diretta
Proprio in quella che in un paese cattolico per eccellenza come l’Italia è la giornata più speciale della settimana, per la prima volta nella storia dello spettacolo italiano i telespettatori ascoltano una bestemmia nel corso di una trasmissione televisiva. Accade a “Blitz” il contenitore domenicale pomeridiano di Raidue firmato da Aldo Bruno e condotto da Gianni Minà arrivato senza incidenti e con grande successo alla sua terza stagione. È proprio in questo programma che il conduttore per sdrammatizzare gli inconvenienti inevitabili in un lungo pomeriggio interamente dal vivo ha inventato la famosa frase «È il bello della diretta…» divenuta poi una sorta di tormentone. Quello che Minà chiama il “bello della diretta” si tramuta in uno scandalo e anche in qualcosa di più complicato intorno alle ore 17 del 22 gennaio 1984 quando Stella Pende, conduttrice della rubrica “Sotto a chi tocca…”, si collega dal locale Bussoladomani del Lido di Camaiore. Qui, dopo un’esibizione canora dell’attore, cantante e intrattenitore Leopoldo Mastelloni deve sottoporre lo stesso artista a una serie di domande poste dai ragazzi che affollano il locale. Sulle domande, come sempre, non c’è alcun filtro. Quando si concentrano in modo particolarmente insistente e quasi fastidioso sulla sua omosessualità l’artista lascia sfuggire una bestemmia non particolarmente colorita ma proprio per questo più eclatante e diretta. L’evento scatena il putiferio.
Deplorazioni, processi e assoluzione
Da ogni parte si alzano espressioni di indignazione, vesti stracciate, deplorazioni a go go, insomma chiunque abbia a che fare con la RAI, o anche soltanto con lo spettacolo, si affretta a recuperare tutto l’armamentario di contrizione e che serve a distinguersi dal “reprobo”. Scattano subito le sanzioni. A nulla valgono le scuse immediate di Mastelloni che, pur senza cospargersi il capo di cenere, sostiene di aver usato «un linguaggio molto criticabile ma assolutamente in uso nel parlare corrente». La rubrica viene immediatamente sospesa dalla direzione della Rai e per Mastelloni scatta l’esilio dal video. Gli stessi provvedimenti vengono assunti nei confronti di Stella Pende, rea di non aver reagito con la dovuta energia di fronte all’offesa della divinità, che riapparirà in televisione soltanto nel 1992 con il programma “Le ragioni del cuore”. Non mancano strascichi giudiziari. Un avvocato viareggino vince la gara a chi denuncia per primo e porta Leopoldo Mastelloni sul banco degli imputati. Contrariamente alle aspettative dei censori però il 25 giugno 1985 il reprobo bestemmiatore viene assolto dal pretore di Viareggio Angelo Maestri perché il fatto non costituisce reato. Tra le vittime dell’incidente ci sarà anche “Blitz”, cioè il programma contenitore all’interno del quale è stata perpetrata l’offesa, che al termine della stagione, nonostante tre anni di buon successo di pubblico (e anche di critica, ma conta meno) non verrà più riproposto.