Home C'era una volta Sly & the Family Stone non devono suonare!

Sly & the Family Stone non devono suonare!

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L’11 settembre 1968 gli Sly & the Family Stone, arrivati a Londra dagli Stati Uniti per un breve tour, trovano un insolito comitato d’accoglienza. Non ci sono fans accaldati che si spingono e li applaudono, ma alcuni compassati agenti di polizia debitamente forniti di cane antidroga. Con ferma gentilezza tutti e sette i componenti del band multirazziale vengono accuratamente perquisiti.

Chi cerca trova

Il trattamento più meticoloso viene applicato a Sly Stone che, però, risulta pulito. Tanta solerzia da parte delle forze dell’ordine non può finire in niente. Chi cerca trova. Addosso al bassista Larry Graham gli agenti trovano finalmente alcuni grammi di marijuana. Il ragazzo sostiene di non essere così stupido da portare addosso qualcosa di cui avrebbe potuto facilmente liberarsi ma non ‘c’è nulla da fare. La legge di Sua Maestà non ammette deroghe e per lui scattano le manette. Alla BBC tirano un sospiro di sollievo. La già programmata partecipazione della band ai suoi programmi può essere cancellata e anche l’albergo che avrebbe dovuto ospitare i sette musicisti e il loro seguito annulla la prenotazione.

Il miracolo della marijuana risolve il problema

Soltanto la solidarietà di vari musicisti inglesi evita a Sly & the Family Stone il fastidio di dover dormire sotto i ponti del Tamigi. La marijuana ha fatto il miracolo di togliere le castagne dal fuoco agli organizzatori della tournée del gruppo. Nei giorni precedenti all’arrivo di Sly e dei suoi compagni, infatti, vari tabloid avevano criticato la decisione di aprire le porte della Gran Bretagna a una band multirazziale troppo amica delle comunità hippie, apertamente schierata su posizioni antiproibizioniste e il cui leader è sospettato di essere un fiancheggiatore dei gruppi dell’estrema sinistra nera, in particolare del Black Panther Party. Il fortunato ritrovamento di marijuana chiude lì il tour. Una settimana dopo, ottenuta la scarcerazione di Graham, i sette ripartiranno per gli States senza aver suonato neppure una volta sul suolo britannico.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".