Home C'era una volta Evan Parker, sassofono solista

Evan Parker, sassofono solista

SHARE

Il 5 aprile 1944 nasce a Bristol, in Gran Bretagna, il sassofonista Evan Parker. Legato fin da adolescente al mondo dello spettacolo dove ottiene i suoi primi ingaggi professionali come ballerino, inizia a studiare seriamente sassofono a partire dal 1958, quando compie i quattordici anni, sotto la guida di James Knott.

La scoperta di John Coltrane gli cambia la vita

Eclettico ed estroso suona il sax contralto fino a quando si ispira a Paul Desmond, ma non appena scopre John Coltrane non esita a passare prima al soprano e poi al tenore. Muove i suoi primi passi nel modern jazz facendosi apprezzare come strumentista, ma non ancora ventenne approda al free da cui si lascia conquistare definitivamente. Nel 1966, dopo le prime esperienze con John Stevens e Derek Bailey entra a far parte dello Spontaneous Music Ensemble. L’anno dopo si dedica a vari progetti con alcuni improvvisatori tedeschi, come Peter Kowald e Peter Brotzmann, con i quali incide vari dischi. Nel 1969, dopo un breve periodo al fianco di Manfred Schoof, entra nel trio di Alexander Von Schlippenbach, che diviene poi un quartetto. Quasi nello stesso periodo suona anche con Pierre Favre e finisce per costituire, insieme ad altri esponenti britannici del jazz più radicale la Music Improvisation Company, una sorta di band ufficiale della corrente.

Formula Evan

Nel 1970 accetta anche di far parte, quando richiesto, di due importanti orchestre internazionali come la Globe Unity e la Brotherhood of Breath con le quali registra vari dischi e tiene numerosi concerti in giro per il mondo. Dello stesso anno è anche la nascita del duo con il batterista Paul Lytton il cui lavoro in studio verrà raccolto in tre dischi. Nel 1971 realizza il sogno di dar vita a una propria etichetta discografica fondando, insieme a Derek Bailey, la Incus. Gli anni Settanta lo vedono molto attivo e impegnato in progetti con i suoi Bailey, Lytton, Von Schlippenbach e Stevens, oltre che con la London Jazz Composer’s Orchestra. Progressivamente, però, la sua attività si orienta verso le “solo performance”, in cui studio, sperimentazione ed esecuzione spettacolare diventano tutt’uno, come emerge dalla testimonianza di album come Saxophone solos e Monoceros. Alla fine degli anni Settanta è ormai considerato uno dei più originali strumentisti nari e cresciuti nel free jazz, tanto che viene addirittura coniato il termine “formula Evan” per definire l’originalità di uno stile nel quale la proposta sperimentale non esclude l’emotività.

 

Previous article“100 parole per salvare il suolo” in libreria
Next articleÈ “flower-boom”: la moda riscopre i fiori
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".